Roma, 8 marzo – Il 6 marzo, in relazione alle due persone a bordo di una moto Honda presente in via Fani il mattino del 16 marzo, quando venne sequestrato Aldo Moro e trucidata la sua Scorta, su esplicita richiesta del f.f. Procuratore Generale Antonio Marini, e su sollecitazione degli avvocati Biscotti e Imposimato, che rappresentano Maria Fida Moro, in contrapposizione con la richiesta di archiviazione dell’ex procuratore generale presso la corte di appello di Roma Luigi Ciampoli che, pur ritenendo di aver identificato uno dei due uomini sulla moto, non poteva esercitare l’azione penale poiché, nel frattempo, quell’uomo era morto, il gip Donatella Pavone, alla quale era finita la richiesta di archiviazione, ha condiviso le sue argomentazioni e gli ha restituito gli atti per la prosecuzione delle indagini.
Pochi giorni fa Marini, in un’audizione in Commissione Moro, aveva dichiarato “Per quanto riguarda la vicenda della moto Honda di via Fani, è ancora avvolta nel mistero ed il non essere riuscito a individuare i due che erano a bordo mi ha tormentato per anni”. “Il fatto che quei due restino ancora impuniti – aveva aggiunto – mi spinge ad occuparmi del fatto al fine di contribuire con tutte le mie forze e fino a quando mi sarà possibile, all’accertamento di quanto accaduto quel giorno”.”Sto per terminare – aveva concluso – la mia esperienza giudiziaria e, per inciso, anche la mia esperienza di vita, essendo stato colpito dal cancro che mi sta divorando giorno per giorno. Ma ci sono delle nuove emergenze processuali che giustificano l’esigenza di approfondire un capitolo che rappresenta uno dei misteri di via Fani”.
Ieri, chiamato in causa ed appresa la notizia, l’ex Procuratore Generale di Roma Luigi Ciampoli ha immediatamente stilato un comunicato indirizzato all’ANSA, richiedendo anche l’intervento del Consiglio Superiore della Magistratura per le affermazioni “gravemente lesive” della sua figura professionale, fatte sul caso Moro dal magistrato Antonio Marini, che svolge temporaneamente le funzioni di pg dallo scorso mese di novembre, dopo il suo pensionamento.
Nel documento, Ciampoli precisa che a seguito delle dichiarazioni rilasciate da un ex ispettore di polizia riguardo alle persone che il 16 marzo 1978 erano a bordo di una moto Honda in via Fani, a Roma, quando le Brigate Rosse rapirono Moro, nel novembre 2013 aveva avocato a sé l’inchiesta decidendo di trattarla personalmente.
Marini, ascoltato nei giorni scorsi dalla Commissione Moro, si era detto “offeso” perche, considerando le sue conoscenze professionali per le precedenti inchieste svolte proprio sul caso Moro, non aveva ricevuto da Ciampoli la delega allo svolgimento di quelle indagini che lo stesso Procuratore Generale aveva concluso con la richiesta di archiviazione.
Marini, assunta la funzione di facente funzione di Procuratore Generale proprio dopo il pensionamento di Ciampoli, ha chiesto al gip ed ottenuto la restituzione del fascicolo sulla vicenda.
L’ex Procuratore Generale sottolinea che “nelle interpretazioni del Csm, la personalizzazione delle indagini e del processo rappresenta un’ipotesi da evitare e a tale linea mi sono attenuto”. E, spiegando perché trattenne a se il fascicolo, aggiunge: “Il dottor Marini, che già in passato, dopo il suo trasferimento alla Procura Generale, aveva chiesto di continuare ad occuparsi del caso Moro, in numerose interviste aveva espresso convincimenti sull’equipaggio della moto Honda, e ciò appariva in contrasto con l’esigenza che l’approccio alle indagini fosse quanto più possibile asettico”.
Quanto alle indagini da lui svolte, Ciampoli evidenzia che esse sono state “lunghe e molto rigorose”, che egli ha chiesto “l’esercizio dell’azione penale nei confronti di un cittadino straniero” e che “solo la presa d’atto della morte di alcuni sospettati, a cominciare da uno dei due componenti dell’equipaggio della Honda, non ha consentito ulteriori approfondimenti e riscontri. Ecco perché – conclude Ciampoli – ritengo che la nuova attività d’indagine annunciata dal dottor Marini, oltre a destare perplessità sul piano processuale essendo già stata da me depositate le conclusioni, evidenzi unicamente una volontà denigratrice nei miei confronti, contro la quale auspico l’intervento del Csm, dichiarandomi anche completamente a disposizione della Commissione parlamentare Moro per quanto possa contribuire, da parte mia, alla corretta ricostruzione della vicenda e della verità”.
Dopo i chiarimenti del Dott. Ciampoli, che ha operato in ossequio agli indirizzi del CSM, cui ha adito, la vicenda assume i contorni di un’errata interpretazione nei fatti e comportamenti.
Intanto, molto sommessamente, ci chiediamo se, in forza alle nuove tecnologie arrivate in soccorso agli investigatori, la famosa R4 su cui venne rinvenuto il corpo di Aldo Moro, che è custodita nel garage della Polizia di Stato di Roma, è stata riesaminata nel suo interno alla ricerca di eventuali nuovi elementi?