Roma, 21 marzo 2017 – A conclusione delle indagini dell’operazione “Cigno Nero”, i militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma, hanno dato esecuzione a 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico dell’imprenditore romano F.A. (51 anni) e del commercialista e faccendiere D.F. (50 anni), e un’ordinanza di custodia agli arresti domiciliari della diretta collaboratrice di quest’ultimo di anni 46 anni, emesse dal
Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma, che ha coordinato le indagini dei Finanzieri.
I tre – unitamente ad un quarto soggetto, M.L. (51 anni) commercialista romano – sono indagati per bancarotta fraudolenta aggravata per aver distratto ingenti somme di denaro dal patrimonio della “Gruppo Edom” S.p.a. – società titolare dei negozi a marchio “Trony” di Roma – causandone il fallimento. Il nome in codice dell’operazione, prende il nome dall’appellativo “cigno” con cui gli indagati erano soliti riferirsi a D.F., faccendiere e mente finanziaria del gruppo, già noto alle cronache giudiziarie poiché emerso nell’ambito dell’inchiesta “Mafia Capitale” per gli stretti legami con i principali indagati di quell’indagine.
Il dissesto della “Gruppo Edom” trae la sua origine dal debito di oltre 100 milioni di euro maturato nei confronti dell’Erario come conseguenza della ingente evasione fiscale contestata alla società. Per tale stato di insolvenza, generato dalla grave esposizione debitoria, la società era stata ammessa dal Tribunale di Roma alla procedura di concordato preventivo ma nel febbraio scorso è stata dichiarata fallita.
Per tali reati tributari F.A., sempre su ordine della Procura di Roma, era già stato arrestato nel dicembre 2013 dai finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e condannato in primo grado a tre anni e dieci mesi di reclusione (in quell’occasione erano stati sottoposti a sequestro beni immobili per oltre 9 milioni di euro).
Le complesse ed accurate indagini della Guardia di Finanza, hanno svelato il progetto criminoso attuato dai tre indagati i quali, anche dopo essersi spogliati di qualsiasi carica societaria, hanno continuato a programmare e attuare tutte le strategie economico-finanziarie della società, in completa autonomia rispetto agli amministratori formalmente nominati. Sono così emerse le attività distrattive effettuate ai danni del patrimonio societario e realizzate attraverso sistematici, ripetuti ed ingenti prelievi di denaro contante dai conti societari (circa 7 milioni di euro in 4 anni) nonché mediante l’alterazione della contabilità realizzata attraverso artifici contabili quali la cancellazione tout court di interi blocchi di registrazioni, l’occultamento dei corrispettivi, la contabilizzazione di costi fittizi e l’annotazione di meri giroconti e storni risultati privi di qualsiasi giustificazione economica.
In particolare, gli uomini del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, su delega del Pubblico Ministero titolare del procedimento, anche attraverso accertamenti bancari e attività rogatoriale con la Repubblica di San Marino, hanno accertato trasferimenti di denaro distratto dal patrimonio della “Edom” a società sammarinesi, sempre riconducibili agli indagati, per circa 9,5 milioni di euro.
Contemporaneamente all’esecuzione dei provvedimenti restrittivi, i Finanzieri hanno effettuato a loro carico, la perquisizione domiciliare.