Questa volta, a deturpare il Colosseo, una famiglia ecuadoregna che è stata sorpresa dal personale della Soprintendenza Speciale del Colosseo addetto alla vigilanza interna del prezioso monumento mentre l’uomo, con una moneta da un euro, lasciava traccia della sua visita incidendo la scritta ““RACHID 2017” e “DIANA”, nomi della moglie e della figlia.
Immediato l’intervento dei Carabinieri della Stazione Roma piazza Dante, in servizio di Stazione Mobile nella piazza antistante l’ingresso pedonale al Colosseo, i quali hanno accompagnato l’uomo, 55enne, nella vicina caserma dei Carabinieri di via Tasso e denunciato a piede libero con l’accusa di danneggiamento aggravato su edifici d’interesse storico e artistico.
Certamente non ha ucciso nessuno, ma la domanda sorge spontanea. A cosa serve denunciarlo, attivando una causa penale che non ha alcun senso tenuto conto che, al termine della vacanza, l’imputato rientra in Ecuador ed il processo finirà nel calderone, magari con una pena pecuniaria o condanna penale puramente simbolica e dove l’unico che potrà pagare, sarà il teste che, involontariamente, non si presenta all’inutile udienza?
Non sarebbe molto più semplice comminare una pena pecuniaria – e quella si che avrebbe effetto! – con la quale sanzionare immediatamente il deturpamento abbinata al ritiro del passaporto, impedendogli la partenza finchè non l’ha saldata, magari ricorrendo ad un prestito attraverso la sua ambasciata?
Ma queste sono solo utopie. Meglio intasare la Giustizia con inutili inezie…