Per rispetto della vittima, dei congiunti, delle sentenze, non entro nel merito del processo. Non è il mio compito giudicare. Lo era ricercare i colpevoli ed assicurarli alla giustizia. Ed è ciò che ho fatto.
Non sono né mi sogno lontanamente di essere, il difensore della Matei ma dopo averla portata in carcere ed il clamore della vicenda, sento il dovere di scrivere qualcosa.
In applicazione a leggi dello Stato italiano, dopo una condanna a 16 anni di reclusione (giusta, sbagliata… è sentenza e non si discute!) anche a Doina Matei, dopo 9 anni di detenzione, è stata concessa la semilibertà. Nella circostanza, come ha detto il Ministro Orlando, la concessione “era stata condizionata al rispetto di specifiche prescrizioni ed, in particolare, ad un utilizzo limitato e predeterminato del telefono cellulare, che era stato autorizzato ‘esclusivamente per comunicare con l’ istituto di pena, con l’UEPE, con il datore di lavoro’ e con singole persone previamente individuate”. Ed invece “l’accesso al social network, in considerazione della natura e della diffusività dello stesso, consente alla condannata di intrattenere rapporti con un numero indefinito di soggetti, ulteriori e diversi da quelli preventivamente individuati ed autorizzati nel provvedimento di concessione del beneficio, realizzando in tal modo la violazione delle prescrizioni imposte”.
Non ho visto né mi interessa vedere le foto di Doina Matei su facebook, che può apparire come un’espressione di gioia per la semiriacquistata libertà dopo la completa detenzione.
Ritengo, ma questo lo saprà ben esprimere il suo difensore, che la giovane non si sia nemmeno resa conto che tale suo comportamento poteva violare le prescrizioni impostele con la conseguenza della revoca della semilibertà. Ma anche per questo, la giusta valutazione è di competenza del Giudice di Sorveglianza di Venezia.
Ricordo un pregiudicato, autore di omicidio a scopo di rapina, spacciatore ed altro, che si lamentò con me perchè al termine dell’ennesima licenza-premio, doveva tornare in un carcere fuori Roma. Risposi: Chi sa se quel tizio che sta racchiuso dentro le 6 tavole dove tu l’hai spedito, si è stancato di stare sempre li al chiuso e per di più sempre nella stessa posizione…
Ma del beneficio ad un cruento assassino, nessuno lo notava come passa inosservata la concessione dello stesso beneficio della Doina Matei a politici corrotti, terroristi, delinquenti abituali, spacciatori, stupratori e delinquenti della peggiore razza!
Ma nessuna paura: siamo in Italia. E in Italia tutto si può!