‘Bloccata per violentarla, poi uccisa’ ma ‘movente fu un litigio, non sesso’. Tracce di Raffaele sul gancetto del reggiseno della vittima
Firenze, 29 aprile – (ANSA) Meredith Kercher venne colpita al collo “da due armi da taglio distinte”. Una impugnata da Amanda Knox che provocò la ferita ritenuta mortale mentre l’altra da Raffaele Sollecito. Lo scrivono i giudici di Firenze motivando la condanna degli ex fidanzati. Sollecito e la Knox si sono sempre proclamati innocenti.
Ritiene di avere elementi indiziari “di sicuro affidamento” della presenza di Rudy Guede, Amanda Knox e Raffaele Sollecito nella casa dove venne uccisa Meredith Kercher “nelle immediate fasi successive all’omicidio” la Corte d’assise d’appello di Firenze. Lo scrive nelle motivazioni della condanna di Sollecito e della Knox.
Nelle motivazioni della sentenza di parla di elementi “plurimi e concordanti”. Secondo la Corte infatti Guede, la Knox e Sollecito hanno lasciato “tracce del loro passaggio per deposizione ematica del sangue della vittima che era fuoriuscito copiosamente dalle ferite”.
La sera dell’omicidio di Meredith vi fu un litigio fra Amanda e la studentessa inglese con una ”progressiva aggressività” all’interno della quale si può collocare la violenza sessuale di Guede su Meredith, ma ”non è credibile che fra i quattro ragazzi fosse iniziata un’attività sessuale di gruppo”. Lo scrivono i giudici.
Fra Amanda e Meredith ”non c’era simpatia reciproca, anzi, la ragazza inglese nutriva molte riserve sul comportamento della coinquilina”, scrivono i giudici. Quella sera fu Amanda a far entrare nell’appartamento Guede. L’ivoriano ”tenne un comportamento poco urbano”, che infastidì Meredith, che chiese spiegazioni ad Amanda. La studentessa americana e Sollecito, che avevano fatto uso di sostanze stupefacenti, si erano ”raccolti in intimità”. In questa situazione di ”apparente normalità” arrivò la discussione fra le due ragazze, ”che si inserì in un contesto che, sia per le condizioni psicofisiche degli imputati sia per il livello di esasperazione cui era giunta la convivenza fra le ragazze” esplose nell’aggressività.
”La traccia biologica rinvenuta sul gancetto del reggiseno che Meredith Kercher Indossava la sera che fu assassinata, fu lasciata da Raffaele Sollecito”, scrivono ancora i giudici nella motivazione della sentenza sul delitto. Il gancetto fu quindi ”manipolato dall’imputato la sera dell’omicidio”.
Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Rudi Guede ”collaborarono tutti per il fine che si erano proposti: immobilizzare Meredith e usarle violenza”. Lo scrivono i giudici. Guede era animato dall’ ”istinto sessuale”, Amanda e Sollecito da ”volontà di prevaricazione e di umiliazione di Meredith”, poi colpita con 2 coltelli.
”La volontà omicida degli aggressori risulta palese” è scritto nelle motivazioni della sentenza. Una volta che Meredith era stata colpita e che ”si era portata l’aggressione alla sfera sessuale, di fronte alla resistenza della ragazza, lasciarla in vita avrebbe costituito per gli aggressori la certezza della punizione. Ad un certo punto dell’aggressione si era andati troppo oltre, Meredith doveva essere messa in condizione di non denunciare l’aggressione subita”.
Secondo la Corte d’assise d’appello di Firenze, Meredith fu uccisa “in un’ora compresa tra le 21 circa del primo novembre del 2007 e le 00.10 del 2 novembre 2007”. Una conclusione alla quale il collegio approda dopo avere esaminato le testimonianze e gli altri elementi dell’indagine sul delitto. “E a questo lasso di tempo dovrà farsi riferimento”, scrivono i giudici, per affrontare la questione relativa all’alibi degli imputati.
E’ una motivazione “con almeno dieci errori clamorosi per ogni pagina” quella della Corte d’assise d’appello di Firenze sull’omicidio di Meredith Kercher. A sottolinearlo è l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Raffaele Sollecito. “Come sulla presunta arma del delitto – afferma il legale -, sulla quale la sentenza sbanda clamorosamente”.
“Chi ha scritto questa sentenza dimostra di non avere una conoscenza piena del processo”: a dirlo è l’avvocato Luca Maori, uno dei difensori di Raffaele Sollecito, commentando le motivazioni dei giudici di Firenze. A suo avviso “sono stati presi dei pezzi, senza alcun collegamento tra loro”. “Per l’orario della morte, ad esempio – ha sostenuto l’avvocato Maori – non sono stati considerati elementi scientifici. Così come riteniamo ci sia stata una erronea valutazione di alcuni testimoni come Nara Capezzali e Antonio Curatolo. Dimostreremo in Cassazione – ha concluso il legale – l’innocenza di Raffaele”.
“La sentenza utilizza tutti gli elementi indiziari in modo assolutamente appropriato e totale e, soprattutto, elemento che ritengo fondamentale, prende come presupposto la sentenza di condanna a carico di Guede”. E’ il commento dell’avvocato Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher, alle motivazioni della sentenza della Corte d’assise d’appello di Firenze sull’omicidio di Meredith Kercher. La condanna a carico di Guede, spiega Maresca, “risulta incastrarsi in tutti gli aspetti accertati in sede di istruttoria dibattimentale nel primo grado davanti alla Corte di assise di Perugia”.