Dopo una delicatissima indagine, arrestato l’allenatore di una squadra di calcio
Sorpreso in flagranza dell’atto sessuale con un minorenne
Roma, 25 settembre – La complessa attività d’indagine condotta dalla IV Sezione della Squadra Mobile, specializzata in reati sessuali, contro le donne, i minori e le fasce vulnerabili, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, ha avuto origine lo scorso 21 febbraio, quando gli investigatori hanno ricevuto una segnalazione per un tentativo di approccio sessuale, posto in essere all’interno dello spogliatoio di un’associazione sportiva da parte di A.A., allenatore presso la suddetta struttura.
Le indagini si sono sviluppate facendo seguire a un “team di competenza”, gli spostamenti fisici e virtuali dell’allenatore, con appositi servizi di monitoraggio e di osservazione dei luoghi frequentati dallo stesso. Dall’attività tecnica emergevano le caratteristiche peculiari del comportamento deviante del mister, diretto in particolare verso ragazzi di età compresa tra i 13 e i 15 anni, circuiti con atteggiamenti benevoli e vantaggi economici.
Mirati servizi di appostamento e pedinamento hanno, infine, consentito di arrestare in flagranza di reato l’allenatore, colto nell’atto di compiere atti sessuali con un minorenne.
L’attività è stata particolarmente complessa e articolata sia per la natura dei fatti sia per le difficoltà investigative, dovute alla delicatezza della materia trattata e alla personalità del soggetto indagato. Nell’ambito dei reati sessuali, infatti, risulta complicato predisporre strumenti investigativi mirati a interrompere la consumazione del reato, in quanto la strategia dell’indagato, tesa a carpire la fiducia della vittima, confonde i minori, facendo credere loro che gli atti sessuali altro non sono che innocenti manifestazioni d’affetto, un semplice segreto da condividere tra amici veri.
L’attività investigativa, svolta senza interruzioni, è stata un’estenuante corsa contro il tempo, perché la chiara volontà di tutelare i minori, il più velocemente possibile, ha richiesto intense attività per calibrare i servizi sulla base di tutti gli indizi che quotidianamente emergevano collegandoli alle fonti di prova già emerse. Parallelamente sono stati effettuati approfondimenti sulla vita passata dell’allenatore, scoprendo altre vittime, ricollegabili alla stessa tipologia di reati.
La tecnica messa in atto dall’indagato era sempre la stessa: approfittare del suo ruolo, instaurando con la giovane vittima un rapporto premuroso, confidenziale e molto generoso, finalizzato ad abbassare progressivamente le difese del minore fino a coinvolgerlo in attività sessuali.
Le difficoltà investigative hanno riguardato, pertanto, anche la scelta di operare senza l’immediato ausilio delle persone offese, per non coinvolgerle e turbarle ulteriormente. Sarebbe stato senz’altro molto più semplice trovare riscontro alle loro dichiarazioni, ma sicuramente ciò non avrebbe consentito di delineare uno scenario così vasto e complesso e la vicenda sarebbe rimasta ristretta nei confini delle prime segnalazioni ricevute.
Il comportamento dell’allenatore, quindi, rischiava, in sede processuale, di venire considerato semplicemente occasionale, un unico errore, seppur riguardante, inizialmente, due persone offese. Al contrario, lo svolgimento di un’indagine più articolata ha consentito di scoprire che si tratta di un soggetto pericoloso socialmente, che reitera le proprie azioni, senza mai desistere dai propri comportamenti, ormai divenuti abituali e non manifesta alcun ravvedimento né pentimento, essendo incurante delle proprie condotte antigiuridiche.
Chiara la spregiudicatezza e l’elevata capacità manipolatoria dell’adulto, che ha potuto compiere indisturbato le sue azioni, facendo leva sul senso di colpa dei minori che non riuscivano a ribellarsi proprio a causa di tutte le attenzioni ricevute dal mister, costituite anche da somme di denaro, ricariche telefoniche e regali di ogni sorta, che costringevano le facili prede a ricambiarlo, assecondando le sue richieste sessuali. Il mister appare, pertanto, fautore di una vera e propria collaudata strategia di abbordaggio.
L’attività investigativa ha consentito al Pubblico Ministero titolare dell’indagine di raccogliere solidi e inoppugnabili elementi per rinviare a giudizio l’arrestato, anche per altri abusi sessuali commessi in anni passati, quando l’uomo aveva collaborato con un’altra struttura dedita ad attività ricreative per giovani ragazzi.
da ufficio stampa Questura di Roma