Il corpo però è riaffiorato ed è stato rinvenuto in un punto difficilmente accessibile, facendo così scattare le indagini dei Carabinieri, coordinate dai Pm Francesco Cajani e Alberto Nobili della procura di Milano.
Gli investigatori dell’Arma hanno chiarito le dinamiche dell’omicidio, anche grazie al rinvenimento di tracce di sangue trovate in casa del compagno, Mario Marcone, operatore ecologico di 42 anni, originario di San Severo (Foggia) ma residente a Pioltello (Milano).
Di fronte alle inoppugnabili prove raccolte a suo carico, Marcone ha confessato l’omicidio che sarebbe avvenuto all’interno del suo appartamento la sera del 30 novembre, al termine di una lite scoppiata per gelosia. Poi, aiutato da un su amico, Fabrizio Antonazzo, 60enne di Cernusco sul Naviglio, hanno trasportato il corpo privo di vita della Fabbiano, gettandolo nel lago da cui poi è riaffiorato.
Per i due, si sono aperte le porte del “San Vittore”. Dovranno rispondere, il Marcone di “omicidio” e, insieme con l’Antonazzo, di “concorso in soppressione di cadavere”.