Premesso questo, è di questi giorni la polemica per la morte di uno spacciatore tunisino, avvenuta dopo il suo arresto, a Sanremo, e che ha portato al sequestro di 100 grammi di eroina. L’autopsia dice che sul corpo non c’è “Nessuna violenza che possa aver indotto la morte” “deceduto per insufficienza respiratoria acuta” modalità sulla quale i periti hanno 60 giorni di tempo per stabilirne l’esatta causa. Intanto il Procuratore ha già pronunciato una prima parte della requisitoria: “Non è un caso Cucchi perché tutto si è consumato in un arco temporale massimo di tre minuti. Però è evidente che i carabinieri hanno abusato della forza, lo Stato deve farsi carico di questa morte e chiedere scusa ai familiari. Ora aspettiamo che i tre militari si convincano a spiegare come sono andate le cose in modo da evitare che l’Arma come istituzione abbia ingiustamente a risentire della pessima pubblicità di questa vicenda”. Cioè, già si parla di abuso e che i militari si convincano a spiegare come sono andate le cose. Da ciò, si deduce che le relazioni di servizio e gli atti dell’informativa sono considerati non veritieri! Il pregiudicato spacciatore, in possesso di un quantitativo di stupefacente che se tutto fosse andato liscio avrebbe meritato il plauso della popolazione, esclusi i consumatori, ha tentato la fuga, ha opposto tenace resistenza. Non vi sono tracce di violenza sul suo corpo se non le escoriazioni riportate causa la caduta contro il guardrail, segno dell’attenzione e rispetto delle procedure da parte degli operanti. Certo, per immobilizzarlo forse l’hanno schiacciato a terra ma stranamente ci si dimentica che era in atto una violenta colluttazione. Ma di questo, la rabbia di un vigliacco invidioso in caserma, non ne può tenere conto. Uso il termine vigliacco non perché se c’è un reato debba essere coperto (che sarebbe gravissimo!) ma perché si tratta di un verme che non ha il coraggio di svolgere il proprio dovere di denunciare apertamente, senza riserve, eventuali fatti reato! Ancor più certo, la vita umana è sacra e non si discute. Fatta tutta la premessa, la domanda che pongo è: quale è lo spirito della Polizia Giudiziaria per compiere il proprio dovere? A cosa serve lasciare la buffonata dell’art.53 del Codice Penale che recita “il pubblico ufficiale non è punibile” …. se “al fine di adempiere un dovere del proprio ufficio fa uso di armi o altro mezzo di coazione fisica, quando è costretto dalla necessità di respingere una violenza o vincere una resistenza” e con l’abrogazione art.27 della legge 22.5.1975 nr.152? Non appena ci si avvicina ad una persona da arrestare, ti coglie il dubbio: e se questo si sente male o finge di sentirsi male, chi paga? Ed io da chi vengo tutelato? Prima cosa, trasferimento, sospensione dall’avanzamento, sospensione dal servizio e dallo stipendio, spese legali, stress, …. Risultato finale …
Se vuoi arrivare alla pensione, se te la daranno, “Guagliò: statti accuort!” E quando vedi qualcosa … non l’hai vista; o se proprio devi vedere …. Beh, ti è scappato! Bene: è questo che vogliamo.
Viva l’Italia in mano alla delinquenza!