Fatti e misfatti di questa torrida estate

In Italia c’è la triste e singolare attitudine di parlare e parlare, dimenticare e dimenticare, e questo lo constatiamo soprattutto in questa terribile estate, preludio di un autunno molto caldo per i lavoratori, in ciò supportati dalla classe politica che ben ci meritiamo che del gioco delle parole, a volte corrette, a volte sgrammaticate e ancor più scorrette, è maestra del nulla.

Così, in questa lunghissima e infuocata estate, avendo probabilmente in parte già dimenticato la morte di Falcone e Borsellino, commemorati nei mesi scorsi, abbiamo iniziato nuovamente a ricordare, a discutere di mafia, per l’anniversario, ai primi di settembre, dell’uccisione del grande Generale dalla Chiesa; ma di mafia siamo stati nostro malgrado costretti a sentire tante altre cose per il fatto che si discute nei piani alti medi e bassi della politica della pseudo trattativa Stato-mafia, della quale sappiamo ben poco, restando in attesa di conoscere gli esiti dell’inchiesta dei Magistrati siciliani; e quel poco lo sappiamo niente di meno grazie alla mafia e ai suoi pentiti. Molti “lietopensanti”della politica, lo abbiamo altre volte sostenuto, si pompeggiano sostenendo che la mafia è alle corde perché quattro o cinque coraggiosi esercenti siciliani non hanno pagato il pizzo e aggiungono, con supponenza risibile, attesa la loro astrattezza per tali problemi, che non sono più tempi di guerre criminali come quelle che negli anni Ottanta e Novanta insanguinarono la Sicilia, la Campania e la Calabria con migliaia di morti, mentre è tragica realtà sia il controllo sulla politica da parte della criminalità mafiosa in doppio petto e Borsalino in testa, sia il fatto che negli ultimi venti anni le mafie sono state l’unico settore dell’economia nazionale ad aver conosciuto inusitata floridezza economica. Certo, tutti sanno che la mafia siciliana e calabrese, come la camorra, hanno subito duri colpi, con arresti di boss e processi, ma l’ idra nefasta è stata capace di risorgere e adattarsi alle nuove realtà, per ricchi affari, vista la modestia del quadro legislativo esistente. Detto ciò, l’allarme mafia non pare in cima alle preoccupazioni della politica, appunto, anzi, si vorrebbe di nuovo riproporre l’insensata Legge che limita le intercettazioni, mentre non si approva una drastica legge sulla corruzione e su altri gravi reati il cui contrasto è stato depotenziato nel tempo probabilmente per motivi non confessabili. Diciamo la verità, alla politica non gliene frega proprio un bel niente, quasi a voler dire che con la mafia si può convivere. Detto ciò, scendendo a piani strategici più bassi, pochi ricordano in Italia, altri assolutamente no, proprio perché lo sport nazionale oltre al calcio è quello di dimenticare, che sono trascorsi esattamente cinque anni dal massacro di Gorgo al Monticano in provincia di Treviso, ed un nuovo fattaccio ha insanguinato il Nordest, l’omicidio di Lignano Sabbiadoro, in provincia di Udine, con l’uccisione dei coniugi Rosetta Sostero e Paolo Burgato, rinvenuti dal figlio nella loro villa barbaramente trucidati. Molte le analogie con il delitto dei Pelliciardi, a Gorgo al Monticano; infatti, come allora, sono stati ammazzati marito e moglie, torturati prima dell’uccisione e ritrovati dal figlio. I bravi Carabinieri friulani hanno ritenuto da subito che i delinquenti barbari cercassero soldi, forse in una cassaforte, alla stregua di Gorgo. Sono due fattacci uguali proprio per quell’ efferatezza che fino a cinque anni fa era sconosciuta nel Nordest d’Italia. Sia gli assassini di Rosetta Sostero e Paolo Burgato, sia quelli di Guido Pellicciardi e Lucia Comin sono stati catturati, e come per Gorgo, anche per Lignano, gli assassini barbari sono stranieri. Ora Lignano, prima Gorgo. “”Le modalità sembrano essere analoghe, dice giustamente Gianfranco Bettin, sociologo, che sulla tragedia di Gorgo al Monticano ha scritto un interessante saggio (“Gorgo. In fondo alla paura”, edito da Feltrinelli.). Questi sono reati che lasciano il segno, soprattutto dal punto di vista psicologico. Sono predatori, ti entrano in casa, violano il tuo luogo più intimo. Anche nei casi meno gravi lasciano strascichi emotivi. E da allora nella nostra regione, forse, la paura è aumentata””. Sì, perché prima di Gorgo al Monticano, e a maggior ragione molto prima di ciò che è accaduto a Lignano Sabbiadoro, la società del triveneto era diversa. Anche se molti tartufescamente non lo ammettono, è provato che le modalità delinquenziali dei criminali stranieri, beatamente soggiornanti nel nostro bel Paese, si sono rivelate particolarmente violente e crudeli. Ancora sull’argomento assassini “esogeni”, chi ricorda più l’ omicidio della signora Reggiani a Roma? La sera del 30 novembre 2007, tre mesi dopo i fatti di Gorgo, nei pressi di viale di Tor di Quinto, a Roma, Giovanna Reggiani, 47 anni, fu aggredita mentre tornava a casa. Trascinata con forza in una baracca improvvisata, venne seviziata e poi gettata in una scarpata non lontana dal luogo dell’agguato. L’omicida era un cittadino romeno che venne immediatamente arrestato grazie alla denuncia di una sua connazionale. Quello di Tor Quinto fu solo l’ultimo di una serie di delitti che in Italia, e in particolare a Roma, vide per protagonisti degli stranieri. A seguito della reazione popolare oltremodo forte con punte violente di intolleranza, i rapporti tra Italia e Romania parvero raffreddarsi ma, dopo la visita lampo a Roma del premier rumeno, Calin Tariceanu, migliorarono. Nella circostanza, il Consiglio dei Ministri riunito in seduta straordinaria ( il Ministro dell’Interno Amato, nella circostanza, preconizzò una possibile “deriva fascista” da parte della società civile se non si fosse fatto qualcosa) varò un decreto legge che concedeva poteri speciali ai Prefetti in materia di espulsione dei cittadini comunitari. Ma, sul piano legislativo, cosa è stato fatto allora o successivamente per tali gravissimi eventi? Come al solito, poco o niente. In primis, si sarebbe dovuto istituire un fondo statale per il risarcimento delle vittime. Perché? Basta citare il caso Gorgo al Monticano dove il più che desolato figlio dei coniugi Pellicciardi ha ottenuto un risarcimento di 800mila euro che i due assassini condannati non hanno potuto corrispondere; poi, si dovevano fermare gli irresponsabili tagli alle Forze dell’Ordine, poi progressivamente incrementati, tanto che oggi si è ormai ai limiti della sopravvivenza; in ultimo, si sarebbero dovuti introdurre aggravanti pesanti per tutti i reati che venivano commessi nei domicili altrui. Insomma, leggi ferree senza sconti costituiscono il migliore fattore di deterrenza; lo sanno anche i bambini. Tornando alle vicende di questa estate parolaia e per questo capziosa, ancora in agosto, è scoppiata inopinatamente la bomba delle bonifiche mai realizzate, e questo certamente a corollario della spinosa vicenda Ilva di Taranto. Così, Paolo Berizzi, su “La Repubblica”: “Una vergogna le bonifiche fantasma. Ora basta col sistema delle emergenze” Il Ministro dell`Ambiente, Corrado Clini, interviene sullo scandalo della laguna di Grado e Marano raccontato da Repubblica: “C` è una patologia del sistema delle bonifiche che denuncio da tempo, e che sono impegnato a curare”. Soldi, commissari e niente bonifiche (o bonifiche inutili): è così? “Sì. La patologia nasce dal fatto che in questi anni la decisione giusta di risanare siti industriali si è poi tradotta in un`operazione diversa. Vale per Grado e Marano, Bagnoli, Marghera, Trieste. Invece di risanare questi territori, i Sin (Siti di Interesse Nazionale), con il sistema dello stato di emergenza, e tutta l`impalcatura che ci stava intorno, sono diventati una palestra per mungere soldi allo Stato”. Chi volesse approfondire questi aspetti del disastroso panorama ambientale del pianeta Italia può leggere il bel libro di Emiliano Fittipaldi “Così ci uccidono- Storie,affari e segreti dell’Italia dei veleni” Rizzoli editore, 2010. Proseguendo, poi, nella nostra carrellata di pensieri e parole, assistiamo attoniti al fatto che politica e antipolitica hanno riversato, in questa estate con ombrellone e sedia a sdraio solo per pochi, montagne di parole su tanti altri argomenti, dalle medaglie olimpiche al caro benzina, dal calcio scommesse ai film di Venezia, passando sui possibili sistemi elettorali che garantiscano la sospirata ma improbabile rielezione al Parlamento Nazionale. Inoltre, si parla e si sparla di spread mentre altri illuminati sostengono che il governo Monti sia peggio della Cupola. Ma intanto, i cittadini benpensanti sanno bene che per i lavoratori di questa strana Repubblica sarà un autunno molto caldo. Leggiamo ancora, in un interessante articolo, apparso su La Repubblica del 31 agosto, a firma dei giornalisti Valeria Teodonio e Fabio Tonacci , nella sua drammaticità, la doppia vita di Poliziotti e Carabinieri, costretti a fare il doppio lavoro per ‘tirare la carretta’ e arrivare a fine mese. Molti probabilmente diranno che sono avidi di soldi mentre la realtà vera è oltremodo critica per questi lavoratori del comparto sicurezza. Ma chi se ne frega delle Polizie! Figuriamoci, c’è altro a cui pensare, intanto come non toccare i 500 miliardi di euro dei grandi evasori galleggianti nei paradisi fiscali e non tassati; a far poco per recuperare 160 miliardi di evasione; ad arginare la corruzione che costa 60 miliardi all’anno; a ridurre lo spaventoso debito pubblico che è il 120 % del Pil, il terzo nel mondo dopo USA e Giappone! Invece, a Napoli, si discetta gradevolmente, e apprendiamo da “Il Mattino” se è il caso di abbattere le case popolari, denominate “le vele” del quartiere 167, meglio noto come Scampia dal film “Gomorra”, come proposto dal Sindaco De Magistris, ma pare non si possa per la forte opposizione del Sovrintendente ai Beni Architettonici Gizzi in quanto ritenute d’ interesse architettonico. Per la cronaca, quelle “vele” costruite con la Legge 167 del 1962 per l’edilizia popolare, furono una importante realizzazione degli anni ’70; quindi, se sono brutte, ce le teniamo, in quanto non è tempo di pensare al bello, che impegna soldi pubblici che oggi non ci sono, ma all’utile; se, infine, sono siti tra i più criminogeni d’Europa, come lo erano trent’anni fa quando da Capitano dell’Arma avevo la responsabilità di quella giurisdizione, la palla deve passare allo Stato che deve presidiare il territorio con le Forze dell’Ordine messe in condizione di lavorare bene e fornite di quel che serve senza essere costrette a fare il doppio lavoro per mandare a scuola i figli e per pagare la pigione. A proposito di edilizia popolare, perché non ricordare il “Piano Casa Fanfani” del 1949-’63 che realizzò, grazie all’istituzione dell’ Ina Casa, 2 milioni di vani per 355 mila alloggi con 20 mila cantieri e 41 mila lavoratori nell’edilizia? Ricordo solo che nei primi 7 anni furono investiti 334 miliardi di lire realizzando 147 mila alloggi. Oggi la politica sarebbe in grado di fare altrettanto? Nessuno ci crede! Concludo, salutando le prime piogge di questa lunghissima estate che spazzano l’afa e fanno avvicinare l’autunno che sarà molto ma molto caldo, non già dal punto di vista meteorologico. Infatti, mentre andiamo in stampa, apprendiamo che l’allarme lavoro giovani si aggrava per il fatto che gli under 34 con occupazione sono diminuiti di quasi un milione e mezzo. Che fare? Niente, come al solito, continuiamo a parlare e parlare, dimenticare e dimenticare…………Intanto, ad aprile si vota; per chi? Ci penseremo dopo, magari a maggio, alla “stagion dei fiori”. Grande Italia, sempre parlante e facilmente smemorata

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