Il pomeriggio del 2 febbraio, mentre una donna si trovava all’interno della propria autovettura in un parcheggio, un cittadino straniero, minacciandola con un coltello, saliva a bordo del mezzo costringendola a guidare per chilometri, fino a giungere in un luogo in aperta campagna. Fermatisi, la violentava rapinandola della fede nuziale e di alcune decine di euro. Al termine dell’atto sessuale, l’individuo si faceva ricondurre in auto a Velletri scendendo in una via poco distante dal cimitero comunale da dove scappava a piedi. La sera del 10 febbraio, mentre una studentessa si preparava a scendere dalla propria autovettura parcheggiata nella centrale piazza Garibaldi, per fare rientro a casa dopo una serata trascorsa con le amiche, veniva aggredita da un uomo piuttosto alto, sicuramente straniero, con il volto parzialmente travisato dal collo del maglione. Lo stesso, minacciandola con un coltello, la colpiva violentemente con un pugno al volto costringendola a rannicchiarsi sul pianale lato passeggero, quindi si metteva alla guida del mezzo raggiungendo un parcheggio ubicato su via dei Volsci. Fermatosi, la violentava. Consumata la violenza, lo straniero ripartiva e, dopo aver fatto un largo giro allo scopo di confondere la vittima, rapinandola del telefono cellulare, scendeva dal veicolo fuggendo a piedi. I due episodi di violenza suscitavano grande allarme in tutta la comunità della cittadina del Castelli Romani per cui la Squadra Mobile di Roma si occupava delle indagini, coordinate dalla Procura di Velletri. Importante il lavoro investigativo svolto utilizzando le tecniche più avanzate per poter rintracciare il cellulare rapinato alla seconda vittima. Infatti, l’apparecchio veniva localizzato e segnalato in possesso del cittadino marocchino F.A. di anni 35, amico di D.M., i cui connotati rispondevano all’autore dei due episodi di violenza. Gli investigatori hanno studiato il comportamento dei due uomini, i quali erano soliti uscire di sera da soli, specie il sabato, girovagando fino all’alba ed intrattenendosi in alcuni bar e locali di Velletri, ritrovi abituali di cittadini magrebini. Raccolti gli elementi utili ai fini investigativi, nonché il profilo genetico del violentatore effettuato dal Servizio della Polizia Scientifica sui campioni biologici prelevati sugli indumenti delle due donne che consentiva di accertare l’unicità e la corrispondenza del D.N.A. dell’aggressore, con quello di D.M., gli agenti li hanno fermati, associandoli nel Carcere di Velletri, D.M. per “violenza sessuale e rapina” e F.A. per la “ricettazione del cellulare”, ponendo così fine a quello che oramai era diventato l’incubo dei Castelli romani. Il GIP presso il Tribunale di Velletri convalidava i fermi eseguiti dalla Polizia Giudiziaria accogliendo le contestazioni formulate dalla Procura.