Cronaca

Scuola ‘Ignazio Silone’ 1984 … uccisione bidello Ernesto Chiovini… scolaresca sequestrata… 31 anni dopo

silone 2015 PINO1Roma, 13 marzo – Sono trascorsi trentuno anni dal 13 marzo 1984 in cui la città visse una giornata di angoscia e paura per gli alunni e il personale della scuola Ignazio Silone al Nuovo Salario – allora periferia ai bordi della campagna, oggi circondata dal cemento delle edificazioni successive – presi in ostaggio da un folle che era entrato nell’istituto freddando un bidello con un colpo di fucile e ferendone altri cinque.

La vicenda si concluse dopo lunghe trattative e senza ulteriori spargimenti di sangue con la cattura del sequestratore, grazie soprattutto all’eroismo dell’allora maresciallo dei Carabinieri Salvatore Veltri -poi Comandante della Stazione Talenti fino al 2012 – che si era offerto in ostaggio ammanettato e disarmato, anche se poi in tanti si presero il merito, ma c’è un documento della Procura che dice la verità e viene esibito per la prima volta.

Che cosa rimane oggi nel ricordo collettivo di quel giorno?

GERUNDA apprezzamento 12Pressochè nulla, purtroppo: nel giorno del trentunesimo anniversario  il Comandante Veltri si era deciso a tornare per la prima volta alla Ignazio Silone, trovando però la scuola non più attiva. Il fatto è che non ne aveva mai avuto occasione in precedenza, un po’ per l’abituale modestia che lo rende assai poco incline all’autocelebrazione e in parte anche perché, spiace dirlo, né i genitori degli alunni né questi ultimi una volta cresciuti hanno mai ritenuto di manifestargli riconoscenza e gratitudine per aver salvato tante vite a rischio della propria.

A conferma di tale mancanza di memoria da parte della comunità per la propria storia, la constatazione che nel plesso scolastico adiacente e regolarmente in funzione, intestata ad ‘Ernesto Chiovini’, il bidello ucciso, nessuno era a conoscenza dei fatti svoltisi in quei luoghi.

silone 2015 brandelli bandieraPINO4Andando via dalla Silone, inevitabile uno sguardo ai brandelli della bandiera tricolore ancora attaccati all’asta soprastante l’ingresso, emblema forse di un’Italia troppo spesso irriconoscente con i suoi figli migliori.

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