Il caso Mattei.

Dubbi e misteri irrisolti su un grande personaggio italiano.

Roma, 27 ottobre 2022.

 

Il 27 ottobre 1962 è un tranquillo sabato che prelude ad una sana domenica di riposo per il ceto produttivo di un’Italia operosa in pieno boom economico.

Nel tardo pomeriggio, verso le ore 19, il cielo buio, gonfio di pioggia, sopra Bascapè, un paesino tra Pavia e Lodi, si tinge di rosso come un grande falò.

Le prime testimonianze parlano di un rumore forte, un grande tuono, e di un aereo che precipita in verticale creando una buca profonda sul terreno fradicio per la pioggia che scende copiosa.

L’aereo è il Morane-Saulnier 760 al cui interno perdono la vita il pilota Bertuzzi, il giornalista americano McHale e l’uomo, in quel momento, più potente d’Italia: Enrico Mattei.

Il volo, proveniente da Catania, si appresta ad atterrare all’aeroporto di Linate ma pochi minuti prima, nella fase d’atterraggio, il misterioso incidente aereo.

Enrico Mattei, marchigiano di 56 anni, è uno dei principali artefici che porta l’Italia nel novero delle grandi potenze economiche mondiali, attraverso una politica lucida e spregiudicata al tempo stesso.

Mattei è un tecnico, vicino alle posizioni della Democrazia Cristiana, incaricato commissario liquidatore di uno dei tanti enti del periodo fascista, l’Agip.

Durante la fase di liquidazione trova in un cassetto, dimenticata, una relazione che asserisce l’esistenza di ottime riserve di metano in Val Padana.

Mattei coglie al balzo l’occasione e rilancia l’operatività di Agip e da lì la nascita nel 1952 dell’Eni, ente nazionale idrocarburi, che incorpora Agip col proverbiale logo del cane a sei zampe.

Mattei è un abile stratega e vuole dare all’Italia un’autonomia internazionale, relativamente alle risorse energetiche, lontano da ingerenze internazionali legate al periodo post-bellico.

L’intraprendenza di Mattei lo porta ad allacciare nuove alleanze in Medio Oriente e la cosa non è ben digerita dal cartello delle “Sette Sorelle” (Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia).

Sono anni difficili per i primi fermenti che si verificano nel Nord Africa, in particolare in Algeria e nel Canale di Suez, tuttavia Mattei lotta per le inique condizioni riservate ai paesi produttori.

Rivendica con forza che :<Chi fa politica energetica, fa politica estera> ed il suo orgoglio è quello di render conto a 50 milioni d’italiani così come un’impresa privata rende conto ai propri azionisti.

Mattei arriva a creare un giornale, “Il Giorno”, per meglio veicolare i rapporti con i media, l’ennesima strategia interna di creazione del consenso.

Alla lunga Mattei raggiunge una posizione di potere unica, molto in vista nel tessuto economico, sociale e politico del nostro Paese.

Da parte di molti c’è il desiderio che esca di scena, per porre fine al suo sogno di rendere completamente indipendente l’Italia dal problema idrocarburi.

Dopo vari tentativi di depistaggio la magistratura certifica che una carica di esplosivo ha schiantato il piccolo aereo privato di Mattei, senza che, a tutt’oggi, si conoscano i mandanti e gli esecutori dell’attentato.

Dieci anni dopo, nel 1972, il regista Francesco Rosi dirige un film-inchiesta, Il caso Mattei, con un monumentale Gian Maria Volontè che interpreta Mattei.

Rosi non entra nel merito se trattasi o no di attentato, evidenzia con egregia maestria la fretta con cui si cerca di perorare la tesi dell’incidente.

Enrico Mattei che persegue il “suo” sogno di portare l’Italia ad uno sviluppo generale, al progetto d’indipendenza energetica, all’indomani di una sanguinosa guerra perduta.

E che grida con forza:<L’Italia non è un Paese povero>…

Exit mobile version