Il difficile lavoro delle Forze dell’Ordine sottovalutato dalla politica
Roma, 30 settembre – Dalla stampa e dalle TV, la tragedia di una Gazzella dei Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Piacenza che, nel corso dell’ inseguimento di un’Audi rubata, giunta vicino all’ingresso dell’autostrada A21 a Castelsangiovanni, ha tamponato un Tir finendo incastrata sotto il mezzo pesante. Gravissimo il bilancio: l’Appuntato Luca Di Pietra, 39 anni, è morto sul colpo. Era giunto al Nucleo Radiomobile di Piacenza una decina di giorni prima. In gravissime condizioni l’altro Militare, l’Appuntato scelto Massimo Banci, di 46 anni.
Nei giorni scorsi, ancora, la notizia sulla stampa nazionale dell’incidente mortale in cui ha perso la vita una ragazza di 26 anni, figlia del Comandante della Stazione Carabinieri di Pescantina, in provincia di Verona, Luogotenente Nicola Cipriani, il quale, accorso sul luogo di quell’incidente per un’operazione di routine, scopriva costernato che la macchina era quella della amatissima figlia primogenita e che per lei non c’era più nulla da fare….. Davvero una vicenda assurda e crudele.
Questi, gli ultimi episodi nei quali appartenenti alle Forze dell’Ordine sono stati protagonisti inconsapevoli di eventi che per un attimo sono stati meritevoli di essere portati alla pubblica attenzione.
Ovviamente, ben maggiore enfasi, e lo si capisce, da parte di TV e stampa, sull’uccisione di Davide Bifolco, il ragazzo di 17 anni ucciso accidentalmente da un Carabiniere nel corso di un concitato controllo nel Rione Traiano, zona ad altissima incidenza criminale, con momenti di tensione nel quartiere di Fuorigrotta dove un gruppo di manifestanti, all’imbocco di uno degli ingressi del quartiere, si è fronteggiato con la Polizia in assetto antisommossa lanciando oggetti; tutto questo nonostante il nobile messaggio della famiglia dello sfortunato giovane con invito alla calma per onorare la memoria di Davide.”Quel carabiniere deve pagare”, gli slogan dominanti, e ciò, lo affermiamo subito, sarà giusto se lo deciderà in formale processo l’Autorità Giudiziaria, ma non certamente per richiesta di abitanti di una Città nella quale, e non solo al Rione Traiano, i ragazzi di 13 anni continuano a girare senza casco, patente e assicurazione; Città, nella quale esistono zone di spaccio di droga all’aperto e di vendite pubbliche di generi vari, anche alimentari, senza autorizzazioni, creando vere e proprie zone franche che non hanno paragone in altri siti nazionali od europei.
Ma lo Stato dov’è?
Quello Stato che è comunque presente ai funerali con autorevoli rappresentanti in pompa magna; quello Stato che da lunghissimi anni assicura stipendi bassi, straordinari non pagati, pochi mezzi per controllare il territorio, Caserme sguarnite per le Forze dell’Ordine che, comunque, garantiscono la sicurezza dei cittadini e che oggi ad alta voce chiedono al Governo maggiori provvedimenti sul piano non solo materiale, ma anche morale.
Nella circostanza, non possono sfuggire, facendo riflettere, due situazioni traenti spunto da quanto scritto. La prima, con riferimento al caso Napoli, è quella di constatare che in zone pericolose le pattuglie, già diradate per numero, siano costituite da appena due elementi mentre in passato era possibile l’uscita in tre, grazie a situazioni di organico migliori. Poi, con riferimento all’incidente dell’autoradio dell’Arma di Piacenza, l’attenzione è attirata dalla circostanza che si è passati dalla dotazione generale per i Nuclei Radiomobili dell’Arma, reparti di punta del pronto intervento e del soccorso pubblico, da una autoradio a tre volumi da 200cv come l’Alfa Romeo 159 a una due volumi come la Fiat Bravo, da nemmeno 150cv, ovviamente molto meno costosa della prima. E questo, va valutato non solo per la possibilità di inseguimento, ma in particolare in termini di sicurezza passiva.
Non si può certamente affermare che sia tutta colpa del veicolo non idoneo a certi tipi di intervento; di certo dobbiamo ammettere che rispetto al passato le diversità sono tante, per cui l’adozione di veicoli di Polizia inadeguati possono farci capire la gravità della situazione!
La Politica deve comprendere bene, e gli organi tecnici responsabili lo devono spiegare magari alzando la voce, e in carenza di ciò molto bene fanno i Sindacati di Polizia a urlare anche in Piazza le giuste richieste, che gli appartenenti alle Polizie della Repubblica, come già sostenuto su questo giornale, non sono impiegati comuni, ai quali la routine può concedere minori responsabilità, orari di lavoro favorevoli e tempo libero, perché ben sanno, Carabinieri e Poliziotti, che diversamente dall’impiegato qualsiasi, dovranno correre rischi, soggiacere ad orari pesanti, indossare una divisa anche dopo una intensa giornata di lavoro, come è stato per il Luogotenente Cipriani, in piena notte, con l’immane scoperta della figlia deceduta in incidente stradale. E, proprio in virtù di tutto questo, Carabinieri e Poliziotti devono tenersi pronti ad intervenire in ogni momento, pur percependo un continuo senso di pericolo proveniente da un nemico invisibile e sconosciuto, offrendo comunque garanzie alla richiesta di sacrificio da parte del cittadino, giustamente e motivatamente sempre più esigente e intollerante per quel che concerne il mondo sicurezza, oggi davvero precario.
Tutto questo, da quel che consta, la Politica di oggi non lo sa, ovvero se lo sa finge di non sapere, come non lo sapeva quella di ieri; speriamo nella Politica di…domani….!