LA PRONTA RISPOSTA DEI CARABINIERI PER OMICIDIO DI SAN BASILIO

Alla richiesta di sicurezza nella Capitale, con l’ennesimo omicidio consumato in nottata a San Basilio, i Carabinieri di Roma rispondono con l’immediato arresto dell’autore.

Roma. Ore 00:45 circa. Chiamata al 112 e 118, per l’aggressione e l’accoltellamento ad un automobilista al distributore di benzina del Q8 di via Tiburtina 1110.

Sul posto arrivano immediatamente un’ambulanza ed i Carabinieri di Montesacro e del Nucleo Radiomobile di Roma e, mentre l’ambulanza carica il ferito trasferendolo con urgenza al vicino ospedale “Sandro Pertini” ove però giungeva cadavere a seguito delle 8 coltellate che lo avevano attinto al torace, i militari iniziavano subito le prime indagini.

Identificato il morto per Stefano Suriano, pluripregiudicato di  San  Basilio, le indagini si indirizzavano verso la ex compagna, che in serata aveva richiesto più volte l’intervento del “112”, proprio per le minacce e lo stalking subite dal Suriano.

Mentre sul posto si portava il S.Procuratore della Repubblica Dr. dott. Marco Mansi, come da direttive del Comandante Provinciale, Colonnello Mezzavilla, i Colonnelli La Gala, T.Col. Bellini , Ten.Col.Conte       e il Capitano Mungiello, rispettivamente comandanti del Gruppo Carabinieri Roma, del Nucleo Investigativo, Nucleo Radiomobile e Compagnia Monte Sacro, da subito dirigevano in prima persona l’azione dei Carabinieri rintracciando così, poco dopo, il padre della donna perseguitata, C.N., 63enne romano, anch’egli con precedenti di polizia.

Nel corso del lungo interrogatorio ed accertamenti, C.N. ammetteva le proprie responsabilità, dichiarando però che egli voleva solo intimidire l’uomo che, 2 anni fa, gli aveva persino rotto il setto nasale, continuando a incutere paura alla sua famiglia. Ieri sera, era arrivato persino a minacciare l’altra figlia ed i nipotini di 11 e 4 anni. Esasperato, era andato sotto casa sua per parlargli ma alla reazione dell’uomo, con una mazzetta da muratore gli aveva rotto i vetri dell’auto. Il Suriano era scappato e sicuro di averla fatta franca, si era fermato al distributore dove veniva raggiunto da C.N., in compagnia di altre tre persone. Il Suriano avrebbe estratto un coltello cercando di accoltellarlo ma lui riusciva, con la mazzetta, a colpire la spalla del Suriano quindi, raccolta l’arma da terra, lo aveva colpito ripetutamente. Era scappato e gettato via il coltello nel fiume Aniene e la mazzetta in un prato, che faceva ritrovare agli investigatori.

Con l’accusa di concorso in omicidio, l’uomo è stato fermato e trasferito a Regina Coeli, mentre gli investigtori stanno tentando di dare un nome agli altri tre sconosciuti.

Certamente, questo grave fatto di sangue, è stato prontamente risolto grazie all’impegno del Magistrato e dei Carabinieri ma la domanda che ci si pone è perchè si debba arrivare a queste tragiche conclusioni. Venti giorni fa, proprio a Roma, un altro pregiudicato autore di atti persecutori, perse la vita, colpito dopo un lungo inseguimento da parte di un’autoradio della Polizia, da un colpo esploso da un Agente.

Se la legge approvata nel 2009 venisse applicata senza consentire di sottrarsi al suo rigore grazie ai cavilli giuridici, questi violenti starebbero in carcere evitando ulteriori gravi danni alle vittime o arrivare a convincere le parti lese che, l’unica reale soluzione al loro grave problema,  è la legge del taglione, trasformando così le vittime in carnefici.

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