Dopo vent’anni qualcosa finalmente si muove! Infatti, non molti sanno che l’Europa da anni sostiene che in Italia i livelli delle sanzioni a tutela dell’ambiente sono inadeguate; proprio noi che siamo la patria delle ecomafie! E questo accade per le emissioni nell’aria, nel suolo o nelle acque; per il trattamento dei rifiuti e il commercio illecito di specie animali minacciate. Per tali illeciti il nostro ordinamento ha previsto solo contravvenzioni o sanzioni amministrative.
Ma, fatta questa premessa, qualcuno potrebbe chiedersi se oggi anche la normativa sul traffico illecito dei rifiuti possa essere carente, al che rispondiamo subito: assolutamente no; in quanto sin dal 2001, con norma “ad hoc” inserita nel Decreto Ronchi ci si può avvalere dell’ unico reato classificabile come “delitto” (art.260 TU) in “un mare” di reati ambientali a carattere contravvenzionale che, in quanto tali, sono facilmente prescrivibili, non consentono indagini incisive, intercettazioni e arresto.
Tale articolo di Legge ha consentito nel tempo di delineare molto bene il reato di “Attività organizzata per il traffico illecito dei rifiuti”, non associativo in quanto basta la condotta di una sola persona, purchè con azioni plurime, organizzate e continuate. Le pene previste sino a sei anni, ad otto per i rifiuti radioattivi. Poi, sulla base di una Legge del 2010, sono possibili le attività “sotto copertura”(cioè di “infiltrazione” nelle organizzazioni criminali) per elementi di Polizie specializzate e della DIA, per acquisire elementi di prova. Ancora, l’art.11 della citata Legge del 2010, ha trasferito la competenza per il reato in esame alle Procure Distrettuali Antimafia, ben più specializzate delle Procure locali, tenuto anche conto che tal genere di traffici non ha carattere comunale né provinciale ma quasi sempre interregionale se non addirittura transazionale; il che consente di avvalersi delle Banche Dati delle Procure Distrettuali (SIDDA) e della Procura Nazionale Antimafia (SIDNA). Infine, grazie alle possibilità offerte da una Legge del 2008, è possibile usare gli strumenti previsti per mafie, trafficanti di armi, droga e contrabbandieri di sigarette, adottando provvedimenti sul contrasto patrimoniale con il sequestro dei beni. Del resto, grazie a tale idonea ed efficace normativa sono state condotte indagini importanti contro le Ecomafie, che sovente hanno evidenziato complicità di funzionari corrotti della pubblica amministrazione come anche di imprenditori “disinvolti” collegabili agli interessi delle Mafie stanziali, in primis la Camorra, ma anche Cosa Nostra e ‘Ndrangheta.
Quindi, un campo d’azione molto vasto e non solo riferito al traffico illecito di rifiuti, per cui attendiamo che la Politica faccia la sua parte e introduca nel Codice Penale altre norme per consentire a Magistratura e Polizie di poter fronteggiare a tutto campo la vasta e articolata materia della tutela del bene comune ambiente, la cui difesa è diventata vera e propria emergenza nazionale!