Roma, 28 gennaio – Imponente l’operazione denominata ‘Aemilia’ condotta dai Carabinieri e coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Bologna, che ha ottenuto dal gip un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 117 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, porto e detenzione illegali di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di capitali di illecita provenienza, emissione di fatture per operazioni inesistenti ed altro. Tutti reati commessi con l’aggravante di aver favorito l’attività dell’associazione mafiosa. Le indagini hanno coinvolto anche le Procure di Catanzaro e Brescia, con altre 46 ordinanze di custodia cautelare in carcere per gli stesi reati, per un totale di 163 persone arrestate. Un migliaio i Carabinieri impegnati nella maxi operazione, supportati dai Reparti speciali ed elicotteri.
“Un intervento che non esito a definire storico, senza precedenti. Imponente e decisivo per il contrasto giudiziario alla mafia al nord”. Queste le parole del procuratore Franco Roberti, che ha continuato “Non ricordo a memoria un intervento di questo tipo per il contrasto a un’organizzazione criminale forte e monolitica e profondamente infiltrata”.
In Emilia, sottolineano gli investigatori, la ‘ndrangheta ha assunto una nuova veste, colloquiando con gli imprenditori locali.
Fra gli arrestati, un consigliere comunale di Reggio Emilia di Forza Italia, importanti imprenditori del settore edile fra cui il padre di un calciatore campione del mondo, arrestato nel reggiano, e un imprenditore che ha partecipato agli appalti per la ricostruzione post terremoto in Emilia residente nel Modenese.
Ci sono anche due fratelli del boss già detenuto Nicolino Grande Aracri, uno in esecuzione dell’ordinanza di Bologna l’altro è uno dei destinatari dei 37 provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Catanzaro.
Dall’inchiesta è emersa la diffusione capillare in Emilia Romagna, ed in parte della Lombardia e del Veneto, delle attività della cosca di ‘ndrangheta dei Grande Aracri, sotto il diretto controllo e la guida di Nicolino Grande Aracri, con infiltrazioni in molteplici settori economici ed imprenditoriali.