Roma, 18 gennaio 2021 – Alle prime luci dell’alba, è scattata l’Operazione Faust, con l’arresto di 49 persone.
L’imputazione è, a vario titolo, di “Associazione mafiosa, scambio elettorale politicmafioso, usura, traffico di sostanze stupefacenti”.
Gli arresti sono stati operati a Rosarno, Polistena, nonché nelle province di Messina, Vibo Valentia, Salerno, Matera, Brindisi, Taranto, Alessandria e Pavia.
L’operazione ‘Faust’ è stata condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri.
La complessa indagine è stata avviata dal 2016 ed i Carabinieri hanno accertato la radicata e attuale operatività della cosca PISANO, conosciuti come ‘I diavoli di Rosarno’, mediante una rete collaudata di cointeressenze criminose.
Sono stati accertati i rapporti della cosca Pisano con altre storiche cosche del territorio della provincia di Reggio Calabria, anche operanti in altre parti del territorio nazionale.
Particolarmente significativi, gli accertamenti sulla operatività dell’articolazione territoriale di ‘ndrangheta denominata società di Polistena (RC).
Questa è capeggiata storicamente da esponenti della famiglia LONGO, collegata con ‘ndrangheta di Anoia (RC), al cui vertice criminale, c’è una famiglia di imprenditori edili.
Documentata altresì l’esistenza di una fiorente attività di narcotraffico partendo dall’hub portuale di Gioia Tauro.
Da li, il collegamento con appartenenti ad altre realtà criminali camorristiche operanti sui territori della Campania, Pugliesi aderenti alla Sacra Corona Unita e Basilicata.
In Basilicata è stata documentato il rapporto con esponenti di un’articolazione mafiosa locale denominata storicamente dei “basilischi” quale promanazione di matrice ‘ndranghetistica.
Per il predominio sul traffico di stupefacenti, era stato programmato anche un omicidio.
Il denaro del narcotraffico, veniva reimpiego in attività usurarie che permetteva di condizionare l’economia legale ed il controllo del territorio.
Per farlo, la ‘ndrangheta non esitava a passare alle azioni violente ed estorsive, sia come strumento di arricchimento che per il controllo del territorio.
Le indagini facevano emergere il favoreggiamento, da parte di alcuni indagati, della latitanza di un associato, Pepè Domenico, colpito da provvedimento restrittivo.
Pepè Domenico, arrestato nel 2017, aveva trovato rifugio in Campania, a riprova del legame di tipo mutualistico che avevano stretto la consorteria mafiosa rosarnese con quella salernitana.
È stato altresì provato il condizionamento degli organi di vertice dell’amministrazione locale, nell’ultima competizione comunale di Rosarno.
L’appoggio elettorale fornito dalla cosca PISANO al candidato Sindaco di Rosarno e ad un consigliere comunale, hanno permesso la loro elezione.
In cambio, la promessa di incarichi nell’organigramma comunale a uomini di fiducia della consorteria criminale, nonché l’assegnazione di lavori pubblici e di altri favoritismi.
I due, tuttora in carica, destinatari dell’odierna esecuzione della misura della custodia domiciliare.
Nell’ambito dell’attività investigativa, è emersa anche una situazione di tensione scaturita dalla condotta del Sindaco neo eletto, finalizzata a palesare una presa di posizione distante dalle locali consorterie mafiose che invece avevano palesemente e concordemente appoggiato la sua campagna elettorale.
Sulla base delle inconfutabili emergenze investigative, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, il Gip del Tribunale di Reggio Calabria ha emesso una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 49 persone.