L’indagine – avviata nel marzo 2014 dal citato N.O.E. e coordinata dalla Procura della Repubblica di Velletri – ha permesso di accertare come “L’Igiene Urbana”, aggiudicataria nel 2010 dell’appalto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nel comune di Ardea, tuttora in essere, avesse frodato quest’ultimo Ente, addebitandogli costi non dovuti per i rifiuti speciali, con la compiacenza del Geom. Antonio MIRTO, funzionario comunale impiegato presso l’ufficio tecnico, Responsabile del procedimento e Direttore dei lavori nell’ambito del suddetto appalto.
In particolare, mediante intercettazioni telefoniche e telematiche, nonché videosorveglianza e servizi di osservazione, l’attività investigativa ha documentato come, nel periodo aprile/settembre 2014, la menzionata società avesse asportato – in violazione alla normativa ambientale, che prevede l’avvio presso appositi centri di trattamento autorizzati – le parti metalliche da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche depositate come rifiuti, miscelando i resti di queste ultime con quelli ingombranti conferiti dai cittadini presso le isole ecologiche mobili ubicate sulla pubblica via per sopperire all’assenza di un centro fisso di raccolta comunale. Successivamente, gli scarti miscelati venivano conferiti presso l’impianto di trattamento rifiuti gestito dalla Helios S.r.l., così garantendo consistenti guadagni sui costi di gestione e smaltimento in danno del comune. Nel medesimo periodo sono state documentate 21 operazioni illegali di miscelazione, trasporto e smaltimento di rifiuti pericolosi e non, per un totale di 710 tonnellate.
Veniva inoltre accertato come “L’Igiene Urbana” avesse mischiato in 7 episodi i rifiuti ingombranti prelevati nell’ardeatino con quelli della Gesam S.r.l. – azienda che svolge analogo servizio di raccolta pubblica per conto di due comuni dell’hinterland romano – per complessive 110 tonnellate, che conferiva sempre alla menzionata Helios, incassando i relativi costi di gestione e smaltimento dal comune di Ardea.
L’inchiesta ha altresì comprovato come le operazioni di pulizia e sanificazione dei mezzi usati per la raccolta dei rifiuti, con oneri a carico dell’appaltatore scafatese, non venissero eseguite secondo quanto prescritto nel Capitolato Speciale d’Appalto.
L’investigazione ha inoltre svelato come uno degli amministratori di fatto della società indagata, Daniele MANFUSO, fosse stato indotto dal citato geometra comunale a prorogare il contratto con contestuale incremento del livello retributivo nei confronti di un dipendente, risultato essere suo parente, prospettando – in caso contrario – la risoluzione del contratto d’appalto.
Peraltro, nelle determinazioni dirigenziali il citato funzionario pubblico ha attestato falsamente di aver svolto le verifiche nei confronti de “L’Igiene Urbana” – in concorso con i responsabili di quest’ultima, i quali ne sollecitavano le emissioni – e che le prestazioni erano state regolarmente svolte, consentendo così la liquidazione delle fatture relative all’esecuzione del contratto d’appalto per il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani.