ONORI ALL’ALPINO MATTEO MIOTTO, CADUTO PER L’ITALIA IN TERRA STRANIERA

Roma. Si sono svolti i funerali solenni del primo caporal maggiore Matteo Miotto.

Nella gremita basilica di Santa Maria degli Angeli, sono stati celebrati i funerali di Stato del 24enne Alpino ucciso da un cecchino il 31 dicembre in Afghanistan, nella Valle del Gulistan.
Nella Basilica, in prima fila, i Genitori dell’Alpino e la fidanzata, quindi   il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il ministro delle Difesa Ignazio La Russa, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il presidente del Copasir, Massimo D’Alema mentre il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano era assente perché colpito dall’influenza. Poi tantissimi militari e comuni cittadini che hanno voluto rendere omaggio alla 35^ vittima Italiana in Afghanistan.
La cerimonia funebre, è stata celebrata dall’arcivescono militare Vincenzo Pelvi.
L’alto prelato, parlando di quel giovane ma vecchio soldato ora in una bara avvolta nel Tricolore e che in un’intervista aveva definito “sacra quella lunga penna nera” che portava sul cappello  definendo il suo compito una missione e non certo un mercenario – come qualcuno definisce i nostri Soldati al fronte per difendere la democrazia nel mondo  e consentire a quegli stessi “individui” di poterli offendere, ha detto : “Ha sempre creduto nella giustizia, nella verità e nella forza interiore della compassione, nella fiducia e nell’amore fino a dare la vita. La sua morte è stata un sacrificio offerto per il dono della pace” ed infine “Carissimo Matteo, a nome della nostra Patria, di tutti i tuoi amici, degli alpini, di coloro che ti hanno voluto bene e che tu hai tanto amato, noi ti diciamo grazie, angelo del dolore innocente, per averci resi tutti capaci di bontà, di amore e di speranza e per avere reso più civile, più cristiana e più umana la nostra convivenza”.
All’uscita, la salma era portata a spalla da sei commilitoni del Settimo reggimento Alpini mentre su un cuscino, il suo cappello con la penna alpina e le decorazioni mentre  il picchetto d’onore, in rappresentanza di tutte le forze armate, gli rendeva l’onore delle armi.
La bara è stata sistemata nel carro funebre, alla volta di Thiene, in provincia di Vicenza, per essere tumulata vicino ai Caduti in Guerra, come da Suo espresso desiderio, quasi una premonizione.
“L’Attualità” tutta, si accomuna al dolore dei famigliari rendendo il doveroso omaggio al giovane vecchio Alpino, caduto per veri ideali, certamente non quelli che purtroppo quotidianamente vengono riportati nella cronaca nazionale.
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