Roma, 18 novembre 2019 – Dalle prime luci dell’alba, sono oltre 350 i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale (TPC), coadiuvati nel territorio italiano, dai Militari dei Comandi Provinciali Carabinieri Di Crotone, Bari, Benevento, Bolzano, Caserta, Catania, Catanzaro, Cosenza, Ferrara, Frosinone, Latina, Matera, Milano, Perugia, Potenza, Ravenna, Reggio Calabria, Roma, Siena, Terni, Viterbo ed il supporto dell’8° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia, dello Squadrone Eliportato “Cacciatori Di Calabria” e del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia eseguite mentre, contemporaneamente, in ambito europeo, grazie al coordinamento di Europol ed Eurojust, sono state , in esecuzione di ordine europeo di indagine, attività di perquisizione presso i luoghi di dimora di 4 indagati, domiciliati in Gran Bretagna, Francia, Germania e Serbia, hanno operato in territorio italiano ed estero, congiuntamente agli Investigatori della Metropolitan Police di Londra, della Polizia Criminale Del Baden-Württemberg, dell’Ufficio Centrale di Polizia Francese Per La Lotta Al Traffico Internazionale Di Beni Culturali e del Servizio Serbo Per La Lotta Alla Criminalità Organizzata, per dare esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Crotone, su richiesta della locale Procura della Repubblica che ha coordinato le indagini, nei confronti di 23 persone (2 in carcere e 21 agli arresti domiciliari), ritenute responsabili, a vario titolo, di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di danneggiamento del patrimonio archeologico dello stato, impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo stato, ricettazione ed esportazione illecita. contestualmente sono stati eseguiti ulteriori 80 decreti di perquisizione nei confronti di altrettanti soggetti, indagati in stato di libertà.
L’operazione “ACHEI”, avviata dai Carabinieri del Nucleo TPC di Cosenza, nel maggio 2017 e conclusa nel luglio 2018, a seguito di una serie di accertamenti dei Militari dello Speciale Reparto dell’Arma a seguito delle quali veniva riscontratala presenza di numerosi scavi clandestini condotti all’interno di vari siti archeologici.
Le successive indagini hanno consentito di accertare, inequivocabilmente, l’esistenza di un vasto traffico, su scala nazionale ed internazionale, di reperti archeologici provenienti, tra gli altri, sia da scavi clandestini operati nei siti archeologici di:“Apollo Aleo” a Cirò Marina, “Castiglione Di Paludi” a Paludi (CS) e nell’area di “Cerasello” (che, seppur non soggetta a vincolo, riveste un indiscutibile interesse archeologico), sia da tante altre aree private nelle province di Crotone e Cosenza. I Carabinieri identificavano i componenti di un ramificato e strutturato sodalizio criminoso in grado di gestire tutte le fasi del traffico illecito di reperti archeologici.
Ad operare i saccheggi posti in essere, da anni, in quei luoghi, un gruppo di ‘tombaroli’ che, agendo con specifica ripartizione di compiti e di ruoli, era riuscito ad approvvigionarsi di materiale archeologico destinato al mercato clandestino, per la loro successiva commercializzazione sia in territorio italiano sia in quello all’estero, assicurata da una fitta e complessa rete di ricettatori.
In una circostanza, i Carabinieri documentavano ed interrompevano un’attività violenta di scavi, compiuti con escavatore e l’utilizzo, per scandagliare il terreno da scavare, di sofisticati metal detector.
Gli investigatori dell’Arma, delineavano e documentavano dettagliatamente attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, riprese video, pedinamenti, sequestri, fino ad arrivare alla vendita a collezionisti finali, un’articolata organizzazione costituita da c.d. tombaroli, intermediari e ricettatori che, per qualità e quantità di illeciti commessi, nonché per caratteristiche strutturali ed organizzative, rappresenta un vero e proprio fenomeno criminale che, secondo la definizione del GIP, costituisce la “criminalità archeologica crotonese”, radicata nella provincia di Crotone e capace di alimentare il reddito di interi gruppi familiari.
Al vertice del gruppo criminale si collocano, senza ombra di dubbio, nella veste di promotori, due soggetti entrambi residenti in provincia di Crotone, cultori di archeologia e conoscitori dei luoghi in cui reperire materiale archeologico da introdurre illecitamente sul mercato. Costoro sono stati costantemente impegnati nell’attività di ricerca clandestina di reperti e, stabilmente tra loro, collegati nel circuito di commercializzazione degli stessi. nello specifico, hanno organizzato e diretto il gruppo criminale, programmando la realizzazione dei singoli delitti e contribuendo materialmente alla loro realizzazione.
Le acquisizioni investigative hanno altresì certificato collegamenti con alcuni soggetti esteri legati al traffico di reperti archeologici. Le attività di indagine nei vari paesi coinvolti (Francia, Germania, Inghilterra e Serbia), sono state condotte in sinergia con le Forze di Polizia estere e coordinate dal Servizio Europol, che ha organizzato uno specifico meeting operativo, ed Eurojust.
I 2 soggetti destinatari di custodia cautelare in carcere, considerati al vertice dell’organizzazione, risiedono a Scandale (KR) e Cirò Marina (KR).
Le misure degli arresti domiciliari sono state eseguite nelle province di Crotone (13), Milano (2), Perugia (2), Catanzaro (1), Benevento (1); Matera (1), Fermo (1).
Nel corso dell’attività investigativa sono stati recuperati diversi reperti archeologici risalenti al IV e al III secolo a.C. rinvenuti nella disponibilità di uno dei capi dell’organizzazione, quali: 5 vasi e lucerne in terracotta, piatti con scene di animali, fibule e monili vari, nonché sono stati sequestrati i mezzi meccanici e le attrezzature tecniche utilizzati rispettivamente per l’escavazione del terreno e per le ricerche archeologiche clandestine. Durante le perquisizioni odierne sono stati rinvenuti e sequestrati in diverse abitazioni in altre regioni italiane ulteriori reperti provenienti verosimilmente dal territorio crotonese per un valore di svariati milioni di euro.
Fondamentale, in tal senso, è stata l’attività di cooperazione internazionale giudiziaria e di polizia che ha permesso di ricostruire l’intera filiera criminale del traffico anche oltre i confini nazionali.