L’attività di indagine eseguita nell’ambito della citata operazione “IL CRIMINE” ha infatti consentito di evidenziare come la ‘ndrangheta sia un’organizzazione di tipo mafioso, segreta, fortemente strutturata su base territoriale, articolata su più livelli e provvista di organismi di vertice, insediata nella provincia di Reggio Calabria, dove è suddivisa in tre aree, denominate mandamenti (tirrenico, città e jonico), nel cui ambito insistono società e locali, composti a loro volta da ‘ndrine e famiglie. Ai vertici di tale organizzazione è posto un organo collegiale, con compiti, funzioni e cariche proprie, definito “PROVINCIA” o anche “CRIMINE”, quest’ultimo termine riferito anche alle singole articolazioni associative e, in altre occasioni, all’intera associazione i cui organi direttivi sono costituiti dal “CAPOCRIMINE”, dal “CONTABILE”, dal “MASTRO GENERALE” e dal “MASTRO DI GIORNATA”.
I provvedimenti adottati dalla Sezione Misure di Prevenzione sono stati emessi al termine di un’accurata rielaborazione dei dati reddituali, effettuata dalle Fiamme Gialle, che hanno eseguito oltre 200 accertamenti economico-patrimoniali a carico di persone fisiche e giuridiche tra i quali anche l’intero nucleo familiare del “Capocrimine” OPPEDISANO Domenico Cl’ 30, del “Mastro di Giornata della Società di Rosarno” MARASCO Michele, del “Capo del Locale di Laureana di Borrello” LAMARI Rocco, del “Capo del Locale di Oppido Mamertina” GATTELLARI Antonio e del “Capo del Locale di Bagnara Calabra” ZOCCALI Rocco.
Sono stati valorizzati i numerosissimi riscontri acquisiti, mettendo in risalto l’aspetto della sperequazione tra redditi dichiarati e l’incremento patrimoniale accertato, per poi procedere ad una nuova e definitiva analisi contabile, che ha consentito di evidenziare un eccezionale arricchimento patrimoniale dei proposti, realizzato nel corso dell’ultimo ventennio, conseguendo ingiusti ed illeciti profitti e vantaggi, frutto del controllo del territorio “di competenza” e delle relative attività economiche e produttive. Le indagini portate a termine sono state persuasive quanto complicate a causa della minuziosa capacità dei soggetti investigati di mascherare la reale intestazione dei beni mobili e immobili e delle attività economiche intestate a terzi, ma da loro gestite da anni.
In definitiva, i provvedimenti eseguiti hanno portato al sequestro di:
a. Nr. 17 (diciassette) attività commerciali/quote societarie;
b. Nr. 28 (ventotto) beni immobili (terreni, fabbricati, complessi immobiliari);
c. Nr. 4 (quattro) autovetture;
d. Nr. 8 (otto) conti correnti/depositi/buoni postali;
e. Nr. 15 (quindici) polizze assicurative;
per un valore di stima complessivo di circa 11 milioni di euro.
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