L’indagine – condotta dai Carabinieri del N.O.E. capitolino e coordinata dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia – ha permesso di acclarare come il Moscherini stesse rientrando dall’estero in data antecedente rispetto a quanto comunicato da uno dei suoi avvocati alla predetta Autorità Giudiziaria.
Il provvedimento restrittivo eseguito dai Carabinieri scaturisce dalle risultanze dell’inchiesta sviluppata dal NOE dei Carabinieri e dal Corpo Forestale dello Stato operanti nella Capitale, che ha consentito di documentare come il Moscherini in concorso con il De Francesco avessero posto in essere un tentativo di estorsione.
In particolare, è emerso come il Moscherini avesse chiesto all’Autorità Portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta di intervenire abusivamente per favorire l’acquisto – per un importo compreso tra i 20 ed i 23 milioni di euro – di una cava di proprietà di una società viterbese, che avrebbe dovuto fornire il materiale lapideo necessario per la realizzazione di un appalto pubblico, minacciando di denunciare per non conformità delle relative forniture, tramite l’Associazione regionale estrattori del Lazio, i titolari delle cave ai quali erano stati assegnati i subappalti, peraltro con l’intendimento del Moscherini di procurarsi un ingiusto profitto pari all’8% del fatturato derivante dalla fornitura, quantificabile in almeno euro 1.600.000.