Roma: gli incidenti del 12 marzo 1977…in un clima di vera guerra civile!
A Roma, la notizia arrivò nel primo pomeriggio dell’11 marzo, da “Radio Città Futura”, e si propagò velocemente. Un giovane, Francesco Lorusso, 25 anni, di Lotta Continua, era stato ucciso verso le ore 13 durante scontri con le Forze di Polizia. Il tutto era iniziato quando alcuni autonomi avevano fatto irruzione in un’assemblea di Comunione e Liberazione. In tutta Bologna seguirono scontri con barricate intorno all’ Università.
Lo stesso 11 marzo, a Roma, il “Movimento” si riunì in assemblea per decidere l’andamento della manifestazione del giorno dopo, già convocata da tempo, a carattere nazionale e che, con questa morte, avrebbe acquistato un maggiore rilievo. Il 12 marzo, nella Capitale, si iniziò di mattina con lo sciopero e manifestazione degli studenti medi e della Federazione giovanile del Pci (Fgci). Il corteo degli autonomi, numerosissimi, oltre 100.000, partì invece verso le 17 e da Piazza dei Cinquecento (Stazione Termini) scese per Via Cavour. Gli scontri iniziarono a Piazza Venezia e nei dintorni di Piazza del Gesù, sede della Dc, e proseguirono per Piazza Argentina.
I continui interventi di Polizia e Carabinieri fece sì che il corteo si frammentasse in diversi piccoli gruppi che attaccarono con bottiglie incendiarie sedi politiche, Commissariati di Ps, la Caserma dei CC di Piazza del Popolo come anche armerie.
Nell’armeria di via Giulia, all’altezza di Ponte Sisto, un gruppo di manifestanti riuscì a entrare nel negozio forzando le saracinesche; i dimostranti ne uscirono con canne da pesca, racchette, ma anche fucili da caccia.
Fu allora, alla notizia dell’assalto alle armerie, che il Comandante della Legione Carabinieri di Roma, Colonnello Ennio Piero Fiorletta, presente nella Caserma “Podgora” di via Corsini, dove sostavano equipaggi del Nucleo Radiomobile e del Reparto Operativo, con i rispettivi Comandanti, Maggiori Paolo di Noja e Antonio Cornacchia, ordinò l’effettuazione di posti di blocco congiunti dei due reparti da effettuarsi nei due lati di scorrimento del lungotevere, in aree prospicienti il quartiere di Trastevere.
Fu così che il primo dispositivo si costituì nei pressi del Carcere di Regina Coeli, formato da equipaggi del NRM e del Reparto Operativo. Capeggiava il Capitano Giancarlo Iachetti, Comandante di Sezione dello stesso NRM. Intimato l’alt ad una Fiat 500 di colore bianco, di lì a poco si scatenò l’inferno. Scesi dall’auto tre giovani, fu fatto fuoco contro i Carabinieri, tanto che l’ufficiale e i Marescialli Elio Centurioni e Giovanni del Grosso, del Reparto Operativo, furono feriti, fortunatamente in modo non grave. La pronta reazione dei Militari riuscì a farli desistere da ulteriori azioni, venendo subito catturati e identificati per Eugenio Castaldi, Piero Piersanti e Mara Nanni e trasferiti per gli atti di Legge all’interno della Caserma “Podgora” dove giunse il Magistrato di turno.
Ricordiamo, per dovere di cronaca, che nel 1978 Mara Nanni, uscita dal carcere 11 mesi dopo i fatti in narrazione, entrò nelle Brigate Rosse al seguito di Alessio Casimirri, personaggio ambiguo, che partecipò all’eccidio di via Fani, e che ora è in Sud America, non si sa bene da chi protetto (misteri d’Italia!).
Mara Nanni fu nuovamente arrestata, il 24 settembre 1979, con Prospero Gallinari, in via Vetulonia, nel quartiere Appio Metronio; il brigatista (tra i protagonisti del sequestro e assassinio dell’On. Moro) aprì immediatamente il fuoco contro gli Agenti di Polizia e ne seguì una violenta sparatoria a seguito della quale venne gravemente ferito alla testa e arrestato, mentre la donna fu catturata dopo inseguimento. Proprio una giornata tragica, quel 12 marzo 1977; giornata iniziata funestamente, a Torino, con l’uccisione del Brigadiere di PS Giuseppe Ciotta, in forza all’Antiterrorismo del Piemonte, mentre di prima mattina usciva di casa.
L’ 11 maggio 2010, presso la Prefettura di Roma, sono state conferite a sedici rappresentanti delle Forze dell’Ordine altrettante Medaglie d’Oro del Presidente della Repubblica, per “l’impegno nella lotta al terrorismo”. Fra gli insigniti, i valorosi Generale Gian Carlo Iachetti e i Marescialli Elio Centurioni e Giovanni Del Grosso, tutti in congedo, proprio per i fatti di quel tragico 12 marzo 1977, in Roma.
Ora, una riflessione personale…
Con tutto il rispetto per il Prefetto di Roma, certamente sarebbe stato opportuno che alla cerimonia in parola presenziasse, se non proprio il Capo dello Stato, quanto meno il Ministro dell’Interno o della Difesa….
Se si vuole onorare degnamente Chi difese l’ ordinamento democratico dalla guerra civile di quegli anni, perché proprio di guerra civile si trattò, la Politica faccia le cose bene, altrimenti eviti di coniare medaglie commemorative ad hoc; perché così è anche accaduto a novembre scorso per i Caduti di Nassirija, nell’anniversario del decennale della strage, con la concessione della “Medaglia della Riconoscenza”, anziché l’attribuzione per i Militari della più che meritata Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Si continua, imperterriti, sulla strada della colpevole disattenzione, rafforzando in tutti il convincimento che non si sappia, non dico non si voglia, riconoscere adeguatamente i meriti di quanti, con valore, nulla hanno chiesto se non il riconoscimento del proprio Onore!
Il risultato che ne consegue è sotto gli occhi di tutti, cioè malcontento e amarezza!
Raffaele Vacca
Nota del Direttore:
Nel confermare quanto riportato da Raffaele Vacca, provando ribrezzo nel pensare alla tempestività del “riconoscimento” essendo trascorsi solo 23 anni dall’evento e tenuto conto che io fui insignito di Medaglia di Bronzo al Valor Civile (di brevetto certamente inferiore a quanto avrebbero dovuto, ma per motivi politici non lo fecero!) mi venne consegnata – quasi di nascosto – a rapporto di Comandanti di Compagnia e di Stazione Carabinieri di Roma, non posso fare a meno di ricordare quando il 5 marzo 2006, il Presidente della Repubblica Ciampi inviò il Sottosegretario Gianni Letta alla Sala stampa del Festival di Sanremo per consegnare delle onorificenze al merito della Repubblica.
Nella circostanza Eros Ramazzotti, a cui venne concessa l’onorificenza di Commendatore (a chi sta sulla strada a rischiare la vita per la comunità, al massimo si concede il Cavalierato o Ufficiale!) riprendiamo da “La Republica”, uno stralcio dell’articolo della giornalista SILVIA FUMAROLA.
“Lui, il sottosegretario inviato dal Quirinale, aveva appena finito di salutare: «Siete quattro campioni, la squadra olimpica della canzone italiana. Sono un postino di lusso, il corriere espresso del presidente. Vi porto i suoi auguri. Questo è un piccolo segno che contiene un grande riconoscimento per i meriti ottenuti sui palcoscenici di tutto il mondo. L’ Italia vi è grata, il presidente vi indica a modello ai vostri connazionali».”
Bene, consegnata la medaglia ad Eros Ramazzotti, “, che, ignaro dell’ etichetta, dice” a Letta che gli porge l’ onorificenza. «La ringrazio, ma cambiatela, è veramente brutta. Potevate farla disegnare che ne so, da Giugiaro, Pininfarina…».
Questo è il peso che lo stato italiano dà ai suoi Uomini migliori!
Salvatore Veltri