Operazione “Castelli di sabbia”. Confiscati beni per oltre 43 milioni di euro

Il  gruppo criminale-imprenditoriale, dedito al traffico di droga, operava nei castelli romani

Roma, 18 giugno – In esecuzione al provvedimento emesso dal Tribunale di Roma – Sezione Specializzata per l’Applicazione delle Misure di Prevenzione, in relazione alla solidità dell’impianto accusatorio formulato dalla Procura della Repubblica di Velletri sulla scorta delle investigazioni condotte dalle Fiamme Gialle, i Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno sottoposto a confisca 18 aziende (tra società di persone e di capitali), immobili, auto/motoveicoli e numerosi rapporti finanziari, per un valore complessivo pari ad di oltre 43 milioni di euro, riconducibili a componenti del c.d. “Gruppo Anderlucci”, facente capo ad Anderlucci Sergio, soggetto già deferito all’Autorità Giudiziaria per violazione della normativa sugli stupefacenti e ritenuto pericoloso per la sicurezza e la pubblica moralità.

Gli accertamenti patrimoniali sviluppati dagli specialisti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo Polizia Tributaria di Roma, che hanno riguardato 122 entità, tra persone fisiche e giuridiche, hanno permesso, in buona sostanza, di ricostruire compiutamente la fitta rete degli interessi commerciali dei proposti e l’entità degli investimenti effettuati, localizzati sempre nell’area dei Castelli Romani, tra Albano Laziale (RM) e Genzano di Roma (RM), servendosi, per tale scopo, anche di ulteriori soggetti, facenti parte dei rispettivi nuclei familiari ovvero di terzi “prestanome”.

L’ambito di operatività delle aziende nel tempo avviate da parte degli indagati, ha riguardato svariati settori commerciali, tra cui quello delle costruzioni edili. Ed è proprio in tale contesto che il gruppo Anderlucci era addirittura riuscito ad introdursi negli appalti con gli Enti Locali: in particolare, una delle aziende oggetto di sequestro, nel luglio 2014, ha realizzato un complesso immobiliare destinato ad ospitare una scuola materna ed un asilo nido ed ha avuto accesso, tra l’altro, a contributi del FSE (Fondo Sociale Europeo).

In particolare, scrive il Giudice della prevenzione, “il ‘sistema’ architettato dal gruppo prevedeva di mettere in liquidazione, di volta in volta, una delle cooperative, in modo che i contratti attribuiti a tale soggetto giuridico, in fase di estinzione, venissero trasferiti ad un nuovo soggetto giuridico, tanto che, se non fosse intervenuto, provvidenzialmente, il sequestro di prevenzione disposto nell’ambito del presente procedimento, verosimilmente l’intero ‘marchingegno’ sarebbe andato a buon fine senza che ne rimanesse traccia… l’intero meccanismo permetteva al gruppo di non versare (come in effetti non ha mai versato) imposte allo Stato”.

È stata così disposta la confisca di tutti i beni individuati (già sottoposti a sequestro di prevenzione, a più riprese dal luglio al dicembre 2014) e, segnatamente: – il patrimonio aziendale di 18 società di persone e capitali, con sedi a Roma e nelle provincie di Roma e Latina, operanti in tutti i settori produttivi, dall’edilizia alle finanziaria, dal commercio al noleggio autoveicoli; 9 unità immobiliari, site in provincia di Roma; 8 auto/motoveicoli; – 27 rapporti finanziari, per un valore complessivo di stima dei beni sottoposti a confisca di euro 43.566.156,00.

Contestualmente alla confisca di beni, è stata data esecuzione, di concerto con i Commissariati di Albano Laziale (RM) e Genzano (RM), all’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza nei confronti di 5 proposti, con la previsione dell’obbligo di soggiorno per 3 di essi.

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