Al vertice dell’organizzazione, vi erano pericolosi pregiudicati tunisini, che impiegando gommoni carenati con potenti motori fuoribordo ed esperti scafisti, nel braccio di mare tra la provincia tunisina di Nabeul e quella di Trapani, in meno di 4 ore, raggiungevano le coste italiane trasferendo dalle 10 alle 15 persone per volta, con costi pro-capite tra i 3000 e i 5000 € a testa, fruttando complessivamente tra i 30.000 e i 70.000 euro a viaggio. Per incrementare il guadagno, i gommoni trasportavano sigarette di contrabbando, destinate al mercato nero italiano ed in particolare a quello palermitano.
Del sodalizio criminale, faceva parte una efficiente rete organizzativa, composta da elementi tunisini, italiani e marocchini,i quali si occupavano di fornire ai clandestini un vero e proprio servizio “shuttle” dalle spiagge di sbarco sino alle basi logistiche dell’organizzazione, laddove una volta rifocillati e forniti di vestiario i migranti potevano liberamente raggiungere le destinazioni desiderate. Il gruppo criminale si occupava anche della ricezione e stoccaggio delle sigarette di contrabbando, nonché della loro successiva collocazione presso le reti di minuta vendita. A capo dell’organizzazione di contrabbando nel mercato palermitano, una donna di nazionalità italiana.
Nel corso dell’indagine, è stato possibile ricostruire analiticamente l’organizzazione e l’esecuzione di 3 traversate, anche grazie alla stretta cooperazione tra gli investigatori e il Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Palermo, il quale ultimo, mediante il dispiegamento di un dispositivo composto da mezzi navali ed aerei, ha monitorato, in corso di svolgimento, le traversate e gli sbarchi dei migranti sulle coste trapanesi, riuscendo peraltro a bloccare sulla battigia, in un’azione coordinata con il GICO di Palermo e la Compagnia di Marsala, lo sbarco di 19 clandestini e a sequestrare oltre 4 quintali di sigarette di contrabbando. Si ritiene che le sigarette contrabbandate, per lo più di marche estere (“Pine Blue” e “Business Royals”), siano state smerciate nei mercati rionali palermitani, al prezzo di non più di 3 euro a pacchetto, con guadagni per oltre 17 mila euro ogni quintale di “bionde”contrabbandato.
Con l’arrivo dell’estate, l’organizzazione criminale sarebbe stata in grado di compiere almeno due traversate alla settimana tra la Tunisia e l’Italia con introiti che ne avrebbero rafforzato l’operatività e la pericolosità sociale e criminale.
L’odierna operazione, fa seguito alla “Scorpion Fish”, perfezionata nell’estate del 2017, che ha consentito di disarticolare un’altra pericolosa ed autonoma organizzazione delinquenziale, operante tra il trapanese e l’agrigentino, con l’arresto di 17 soggetti anch’essi di nazionalità tunisina ed italiana.
Il monitoraggio investigativo, inoltre, permetteva di accertare che nel gruppo operavano anche alcuni soggetti con orientamenti tipici dell’islamismo radicale di natura jihadista, i quali palesavano atteggiamenti ostili alla cultura occidentale anche mediante propaganda attuata attraverso falsi profili attivati su piattaforme “social”.
In una conversazione intercettata, infatti, tra il promotore dell’organizzazione e uno dei sodali, si è apprezzata l’intenzione di quest’ultimo di recarsi in Francia ove avrebbe compiuto “azioni pericolose a seguito delle quali avrebbe potuto non fare ritorno”, invitando pertanto l’interlocutore a pregare per lui.