Se il massacro a colpi di piccone è politically correct
Subito dopo la mostruosa carneficina di Milano ad opera di un immigrato del Ghana risultato poi clandestino (nella quale un uomo è stato massacrato a picconate e altri quattro sono finiti all’ospedale, con due di essi in condizioni disperate), si sono avuti validi…
… esempi di come sui mezzi di informazione più di qualcuno – solitamente impegnato nella santificazione dei “migranti” – abbia cercato di svicolare attorno a un argomento di certo imbarazzante per la causa cui tiene tanto. Già da come nei titoli è stato presentato l’episodio – “il gesto di un folle”, sorvolando accuratamente sulla provenienza dell’autore – si intuisce lo sforzo compiuto per dirottare l’attenzione su uno squilibrio mentale nel quale sarebbe potuto cadere chiunque, dimenticandosi però che si è visto come non sia inusuale in certe culture (intese come concezione del mondo) risolvere ogni diatriba infilando nella testa della parte avversa solidi corpi contundenti invece di altrettanto solide argomentazioni: per conferma chiedere in Ruanda ai Tutsi sterminati dagli Huutu, ammesso che ne sia rimasto vivo qualcuno. Sarebbe poi interessante sapere chi è quel folle che prima di allontanarsi dal luogo del delitto ha l’accortezza (lucidissima) di sottrarre alla vittima portafogli e cellulare. Lascia semplicemente stupefatti poi, come un articolo apparso sulla stampa nazionale si sia riferito a una delle vittime come “un uomo che non doveva essere là, ma a casa sua a dormire”; ma certo, poteva pensarci due volte prima di arrischiarsi a prendere un caffè sotto casa. Immancabili e puntualissimi gli inviti rivolti ai soliti “rozzi squadristi” a “non strumentalizzare” l’accaduto ai fini del dibattito sul reato di clandestinità e lo ius soli (anche se di sanguinis qui c’è solo quello delle vittime sparso sul marciapiede). Immaginate però se il tutto fosse accaduto a parti invertite, tipo cinque ghanesi picconati da un italiano: rapidamente si sarebbe levato il coro (o la cagnara?) degli indignati progressisti contro il vile atto di odio razziale. Altra argomentazione recitata come una litania (anzi come un mantra, che fa più tendenza), è che fatti simili accadono anche per mano di italiani. Verissimo. Proprio perché di spazzatura nostrana ne abbiamo a iosa, ci permettiamo di suggerire a questo punto (come peraltro facevamo da tempi non sospetti) che le politiche e le normative di ingresso (pardon, di “accoglienza”) permanenza e riconoscimento andrebbero sì riviste, ma in senso restrittivo al contrario di quanto proposto da esponenti di governo e delle istituzioni molto affezionati al tema. Del resto, ha proposto esattamente la stessa cosa per il proprio paese in un recentissimo intervento la Regina Elisabetta II. O è forse una “rozza squadrista” anche lei?
Alessandro Pino
Forse è appena il caso di aggiungere e chiedersi di chi sia la responsabilità morale, materiale e giuridica nell’aver trattenuto in Italia una persona a cui il permesso di soggiorno ed asilo politico era stato negato consentendogli di consumare, nel più brutale dei modi, una simile strage! E che già aveva dimostrato grande pericolosità sociale….
Ma di questo è inutile parlarne! Siamo nell’italietta già occupata, in tutti i sensi per cui , gli unici di cui non occuparsi, sono gli italiani!
Vetriolo