85enne condannato senza attenuanti. Uccise la moglie 88enne malata di Alzheimer
Dopo averla uccisa ed rimasto un pò con lei, andandosi a costituire
Firenze, 22 febbraio – La Corte d’Appello di Firenze ha condannato a 7 anni e 8 mesi l’anziano che uccise la moglie 88enne malata di Alzheimer, a Firenze nel 2014 andando poi a costituirsi, confermando la condanna di primo grado in rito abbreviato.
La Corte non gli ha riconosciuto le attenuanti di “aver agito per motivi di particolare valore morale o sociale” né la seminfermità mentale, così come avevano richiesto i suoi difensori, avvocati Filippo Viggiano e Valentina Bernardi nè tantomeno tenuto presente le dichiarazioni del povero uomo che, nel costituirsi, disse “Non ce la faccio più” e spiegando di non reggere a un repentino aggravamento della malattia della moglie.
Gli avvocati, non appena avranno la motivazione, tenteranno il ricorso in Cassazione, se il loro cliente sarà ancora vivo…
Le sentenze non si discutono.
L’anziano ha interrotto la vita della moglie. Giuridicamente, è omicidio. Ma era vita quella della defunta 88enne? E lui, 83enne, che l’aveva curata con amore per tanti anni, come si può pensare potesse continuare ad assisterla dopo l’ulteriore suo aggravamento? Certo, non si giustifica l’omicidio ma la comprensione…
Ma le sentenze non si discutono.
Forse, se qualcuno è da condannare, è lo Stato ed il Ministro per la Salute, che non consentono l’effettiva assistenza alle persone che ne hanno bisogno, gravando sugli anziani costringendoli ad arrivare a questa amara conclusione…
Ma le sentenze non si discutono.
Però, un pò di amaro in bocca rimane quando si apprende che ad assassini, rapinatori, spacciatori o stupratori vengono concesse tutte le attenuanti possibili ed immaginabili e a quel vecchio no!
Beh, almeno lo Stato gli garantirà vivere fino a 93 anni, per scontare la sentenza!
Ma le sentenze non si discutono…