Sant’angelo in Vado (Pesaro Urbino) 21 luglio ore 20:44 – Indagine lampo dei Carabinieri che in 24 ore hanno identificato e fermati gli autori dell’omicidio di Ismaele Lulli, il 17enne trovato sgozzato ieri in un dirupo, nei pressi di una Chiesa in località San Martino in Selva Nera del Comune di Sant’Angelo in Vado.
Dal soprallugo, è emerso che il ragazzo sarebbe stato ucciso accanto a una croce in ferro. Poichè il corpo presenta tracce di trascinamento ed Ismaele era alto un metro e ottanta, dovevano essere almeno in due ad averlo spostato e poi gettato nel dirupo. Il giovane presentava anche tracce di nastro adesivo per pacchi, segno che era stato legato ed immobilizzato, nastro probabilmente staccato con il caldo o il trascinamento quindi il feroce omicidio era la conseguenza di un disegno criminoso. Sul corpo altre ferite la cui natura verrà stabilita dall’autopsia.
Sulle cause, la più probabile uno sgarro per questioni di ragazze.
Partendo da questi elementi, i Carabinieri hanno cercato di ricostruire le ultime ore di vita del ragazzo, esaminando anche il suo cellulare, dal quale era stato inviato un ultimo sms ai familiari dicendo: “Cambio vita, vado a Milano, non mi cercate”, probabilmente scritto dagli autori dell’omicidio in un tentativo di depistaggio.
Gli elementi, hanno indirizzato gli investigatori dell’Arma verso due giovani albanesi, un ventenne residente a Urbania ed un 19enne di Sant’Angelo in Vado.
Il movente, la gelosia del ventenne albanese, nei confronti della fidanzata che potrebbe aver avuto una conoscenza con la giovane vittima.
I due fermati, nel corso dell’interrogatorio hanno fatto delle ammissioni, tanto da far dire ad un investigatore “È come si stessero rendendo conto ora dell’enormità del fatto” aggiungendo “un delitto da videogame”.
Quando i Carabinieri sono usciti dalla Caserma con i due fermati per l’omicidio di Ismaele Lulli per trasferirli al carcere di Villa Fastiggi a Pesaro, una folla che si era raccolta ha cercato di colpire a calci e pugni i mezzi delle forze dell’ordine, lanciando invettive. I militari sono riusciti ad evitare conseguenze peggiori dovute al dolore e all’esasperazione nel piccolo paese tutti conoscono Ismaele e la sua famiglia.