Gli investigatori, coordinati dalla Procura della Repubblica di Torino – Pool Tutela del Consumatore, hanno effettuato specifici esami su alcuni “pezzi”presso il Laboratorio Chimico dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli di Torino. La risposta dei chimici, convalidava il sospetto dei Baschi Verdi piemontesi e cioè che si trattava di prodotti composti da Ferro, Rame o addirittura da leghe assai meno nobili. Inoltre, essendo gli stessi oggetti composti da ferro, saranno soggetti a ruggine fin dai primi trattamenti pulenti; a tutto ciò si aggiunge che in alcuni casi, addirittura, il consumatore finale viene esposto a contatto con Nichel, che potrebbe creare condizioni favorevoli alla manifestazione di allergie. Dell’argento, comunque, non ne è risultata traccia.
Nonostante le difficoltà adottate per sviare le indagini, i Finanzieri hanno effettuato una serie di controlli incrociati riuscendo a ricostruire l’intera filiera produttiva interamente di matrice cinese e nord africana che, da anni, commercializzava detti prodotti tutti importati dal Belgio, dalla Svizzera oppure dalla Repubblica Popolare Cinese, falsamente etichettati con “Made in Italy”. In Italia, il falso argento veniva poi distribuito tra il Piemonte e la Lombardia. In particolare, Torino città e attività commerciali con sede a Grugliasco, La Loggia, Settimo Torinese, Rivarolo Canavese, Cuorgnè, Montalto Dora, Burolo, San Mauro Torinese ed infine Melegnano (MB) e San Giuliano Milanese (MB), identificando 29 persone che sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria per “frode in commercio e vendita di prodotti con indicazioni di qualità, di origine o provenienza false “.
La Magistratura, su richiesta, ha disposto 30 perquisizioni in varie località, prevalentemente a Torino e provincia ma anche nel Milanese, presso i punti individuati dai Finanzieri che, nel corso dell’atto di polizia giudiziaria, hanno sequestrato oltre 60.000 elementi d’arredo falsamente etichettati in argento, dieci le tonnellate del “prezioso metallo” per un valore che si aggira intorno ai 3 milioni di euro.
Nel corso delle attività i Finanzieri hanno inoltre sequestrato migliaia di monili, collane e braccialetti composti da pietre dure semi-preziose spacciate per “Turchese”, “Perle” o “Quarzo Ialino”, quest’ultimo noto perché molto utilizzato nella pratica della “Cristalloterapia”, di fatto, poi, risultate essere pietre di fiume verniciate, ovvero plastica o residui della fusione del vetro.
Gli investigatori, stanno ora indagando per accertare se fra le due provenienze vi è un legame e poter, altresì, dimostrare l’esistenza di un’associazione a delinquere fra “fornitori” e “rivenditori”.