A gennaio dello scorso anno, nel corso di un controllo effettuato a carico delle prostitute in Piazza dei Navigatori dai Militari della Compagnia Eur, una prostituta di nazionalità romena, decideva di liberarsi dal proprio giogo, raccontando la sua storia ai Carabinieri, cioè da quando, appena 16enne, fidandosi di un’amica connazionale, scappò dall’abitazione dei suoi genitori in Romania, venendo dapprima ospitata a casa sua e poi “venduta” ad un uomo che, disponendone come un oggetto, l’aveva obbligata a trasferirsi in Italia e a prostituirsi. Nel prosieguo del suo racconto, la donna riferiva ai Carabinieri tutti i particolari e i meccanismi della prostituzione in strada: chi la gestiva, con quali modalità e quali erano gli introiti della banda. Le dichiarazioni della giovane donna, pienamente riscontrate dall’attività investigativa avviata dai militari, anche grazie agli innumerevoli servizi di osservazione predisposti nelle zone indicate dalla donna (soprattutto Via Cristoforo Colombo e via Salaria quali luoghi di esercizio dell’attività di meretricio, e il quartiere Centocelle quale luogo di abituale dimora degli sfruttatori), hanno fatto piena luce su un sodalizio criminale composto per la maggior parte da individui di nazionalità albanese che gestiva l’attività di giovani donne dell’Est europeo (soprattutto romene), condotte in Italia ed avviate alla prostituzione. Dall’informativa circostanziata redatta ai Carabinieri, scaturiva un’ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di Roma nei confronti di 11 persone (10 custodie cautelari in carcere e 1 di sottoposizione agli arresti domiciliari) di età compresa tra i 27 e i 62 anni, ritenute responsabili, a vario titolo, di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione in strada, nonché alla riduzione in schiavitù di giovani ragazze. Oltre ai 9 cittadini albanesi, del gruppo facevano parte un uomo di nazionalità egiziana, che si occupava di regolarizzare sul territorio nazionale le ragazze sfruttate dall’organizzazione, stipulando falsi contratti di lavoro con le stesse al fine di consentire loro di acquisire la residenza a Roma e ottenere documenti d’identità italiani nonché un cittadino italiano che aveva compiti meramente logistici, occupandosi, a bordo della propria autovettura, di accompagnare le ragazze sul posto di lavoro, fornire loro cibo e altro necessario, ricevendo come corrispettivo oltre al denaro, anche prestazioni sessuali gratis. Gli arrestati sono stati associati nel carcere di Regina-Coeli a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.