Strage di Bologna del 2 agosto 1980. Anniversario

Dopo 34 anni, solo il dolore e molti punti oscuri. La storia è nota.

Bologna, 2 agosto – È il 2 agosto 1980, ore 10.25, alla stazione ferroviaria di Bologna, nella sala d’aspetto di seconda classe, un’enorme esplosione causò una strage.

Si trattava di una bomba, per la precisione una valigia abbandonata con 23 Kg di esplosivo; la deflagrazione fu così forte da far crollare un’intera ala dell’edificio, oltre a colpire anche un treno in sosta sul primo binario, distruggere una pensilina e il parcheggio dei taxi.

Morirono 85 persone innocenti, mentre altre 200 furono i feriti.

Fin dall’inizio, gli aspetti non chiariti crearono una trama spessa di sospetti che sino ad oggi non ha smesso di gettare una luce obliqua su una vicenda spaventosa. Nelle prime ore successive all’attentato, il Governo annaspò tanto che il Presidente del Consiglio, Francesco Cossiga, dichiarò che si trattava di un incidente causale…una caldaia….quindi denunciò un atto stragista della destra ultrafascista.

I primi rilievi evidenziarono subito che l’esplosione era di origini dolose tanto che le indagini si orientarono verso la pista terroristica.

Il 26 agosto, la Procura bolognese emise 28 ordini di cattura contro militanti di estrema destra che, l’anno successivo, furono scarcerati.

Non mancarono i consueti tentativi di depistaggio delle indagini che portarono alla condanna di tre membri del Sismi (il Servizio segreto militare): l’ agente- faccendiere Francesco Pazienza e gli ufficiali Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte; condannati insieme con loro anche gli esecutori materiali dell’attentato: Francesca Mambro e Giuseppe Valerio Fioravanti (quest’ultimo  responsabile della morte di 93 persone (gli 85 della stazione più altri 8) ed è stato condannato complessivamente a 8 ergastoli, per un totale di 134 anni e 8 mesi di carcere, scontandone solo 26 grazie ai benefici di legge dell’ ordinamento longanime italiano. I due si sono sempre dichiarati innocenti. Resta il mistero sui mandanti.

Sulla immane vicenda, anche il Presidente Emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, nel tempo, non si è risparmiato. Cossiga, che all’epoca dell’attentato era a Capo del Governo, nel 1991 dichiarò che nell’immediatezza degli eventi si era sbagliato ad attribuire la strage al neofascismo e, nel 2008, in un’intervista al “Corriere della sera”, insistette sulla pista palestinese definendo la strage, non si sa sulla base di quali elementi, un incidente avvenuto durante il trasporto della bomba da parte della resistenza presente in Italia, tanto che a seguito delle sue dichiarazioni, nel 2011, la Procura della Repubblica di Bologna indagò due terroristi tedeschi presenti nel capoluogo emiliano nel giorno della strage, appartenenti alla banda di “Carlos lo Sciacallo”, legata al terrorismo palestinese.

Per questo, sempre secondo Cossiga, Fioravanti e Mambro dovevano essere considerati innocenti. Purtroppo, solo pochi giorni fa la Procura di Bologna ha chiesto l’archiviazione nei confronti dei due ex terroristi tedeschi indagati perché nessuna prova concreta è stata acquisita.

In questa sede non si può non ricordare che il 1980 fu davvero l’ “annus horribilis” della Repubblica: a  gennaio, era stato ucciso il Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella; a Milano, sotto i colpi della Brigata XXVIII marzo aveva perso la vita Walter Tobagi del “Corriere della sera” perché aveva scritto di terrorismo, con eroico coraggio; in tre giorni, dal 16 al 19 marzo, erano stati uccisi dagli assassini “rossomantati” tre Magistrati: a Salerno il Procuratore della Repubblica Nicola Giacumbi, a Roma Girolamo Minervini, designato Direttore Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena del Ministero della Giustizia, a Milano  Guido Galli, Giudice Istruttore della prima inchiesta sul terrorismo rosso iniziata con l’arresto di Corrado Alunni. Il 12 febbraio, le Brigate rosse colpirono Vittorio Bachelet, Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e, il 23 giugno, i “neromantati” Nar uccisero Mario Amato, Pubblico Ministero lasciato solo nelle indagini sulla deriva armatista di destra. Intanto, il Parlamento, quella volta intelligentemente, aveva approvato la legge sul “pentitismo” ed era stato catturato il brigatista rosso Patrizio Peci che al grande Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva iniziato a fare dichiarazioni importanti che portarono a numerosi arresti di brigatisti. Qualche giorno dopo l’omicidio Amato, il 27 giugno, di sera, sopra Ustica, la tragedia del Dc9 dell’Itavia con 81 persone a bordo. Concludendo, non resta a noi comuni mortali che rendere omaggio alla memoria delle Vittime e dei sopravvissuti della strage di Bologna e di tutti i terrorismi, rispettando  il lavoro e le sentenze della Magistratura, con l’auspicio che si pongano al bando, perché non apportatori di alcuna verità, i più che dannosi  minimalismi,  relativismi e negazionismi, come anche estemporanei spumeggianti svolazzi di fervida interessata fantasia, il tutto da anni molto in voga per assenza di riferimenti politici e di minore cultura del rispetto per gli ordinamenti costituiti.

 

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