Il costruttore era al piano superiore della villa, sita in Via Nomentana, mentre la moglie, al piano terra, stava sul divano a guardare la televisione, spalle al portone d’ingresso, quando scattava l’allarme differenziato acustico e visivo. Benchè già vittime di altri furti e tentativi, pensando all’ennesimo tentativo di furto, I.D.A. si affacciava sul terrazzo ed esplodeva in aria due colpi di pistola per farli desistere mentre la moglie, con calma, si stava sollevando per staccare e reinserire l’allarme. Ma tre rapinatori, volto coperto da passamontagna, erano ormai già dentro casa. In due afferravano C.I. alle spalle e, tenendole una pistola puntata alla tempia, cominciavano a legarla ed imbavagliarla con nastro adesivo, mentre il terzo complice, si predisponeva a cercare il bottino, incuranti delle esplosioni udite. Il marito, rientrato in casa e scendendo dalla scala interna, guardando verso il basso, vedeva la moglie in pericolo. Soffre di crisi respiratorie. Se rimane con la bocca tappata, rischia di morire soffocata. Spaventato, sparava contro il muro per farli scappare. I tre lasciavano la donna fuggendo nel corridoio verso la cucina mentre l’anziano, sceso, guardava la moglie ormai in preda al panico. Rigirato lo sguardo, vedeva uno dei tre che, in fuga gli puntava contro l’arma. Istintivamente, per difesa, sparava un altro colpo mentre i tre entrati nella cucina ed aperta la persiana della porta finestra, fuggivano fuori. Per garantirsi, il pensionato sparava contro il muro interno della cucina. Accertatosi che i tre erano ormai scappati fuori, chiuso in casa, telefonava al “112”. Immediato l’arrivo delle autoradio dei Carabinieri che effettuavano una battuta dapprima nel giardino e nelle vie limitrofe. Nel giardino, fuori dalla vista, trovavano il corpo privo di vita di uno dei malviventi, poi identificato per un pregiudicato 36enne romeno. Vicino allo studio del professionista, la macchina dei banditi carica di attrezzatura per rubare. Ma l’operato dei Carabinieri continuava alacremente e con una brillante indagine, in 24 ore risolvevano il caso, arrestando, in un appartamento al “Mandrione”, i due complici fuggiti, G.R.C. cl. 1989 e P.G. cl. 1978, con precedenti. Mentre i due anziani coniugi sono in stato di stress, dolore ed agitazione per l’accaduto con la donna in stato di salute cagionevole, la Magistratura dovrà vagliare la posizione del poveruomo che per difendere l’anziana moglie e se stesso, con le attuali leggi pur essendo “sigillato” dentro la propria abitazione che è stata violata da tre delinquenti, rischia di rispondere penalmente e civilmente di “eccesso” se non addirittura di “omicidio”. Se è pur vero che esiste la sacralità della vita umana, è pur vero che sono numerosi i casi di rapine conclusesi con la morte delle vittime. Sorge così la domanda: come si fa a condannare una persona che tenta di difendere la moglie e se stesso da una sì grave violenza? Perché non si può parlare di legittima difesa o stato di necessità? Che senso ha ottenere dalla Stato la possibilità di detenere, nella propria abitazione un’arma per legittima difesa se poi di fatto gli viene impedito di usarla? Perché un delinquente ha il potere di commettere reati contro un onesto cittadino mentre questi non ha il diritto di difendersi? I soliti benpensanti, quando il cetriolo riguarda altri, parleranno che non siamo nel Far West, che la legge è sovrana. Ma dove è la sovranità se si consente a tre delinquenti di violare un focolare domestico e rimanere impuniti? Fermo restando che vi sono delinquenti italiani – ed in abbondanza – ma perché i due romeni, con precedenti di penali, non sono stati espulsi dal Paese? Ma l’importante è che i nostri legislatori si preoccupino di fare le leggi per consentire di sapere quante donne ha avuto Berlusconi e non di difendere gli onesti cittadini italiani violentati nella loro intimità famigliare! Forse perché a loro questo non può succedere … hanno chi li protegge a spese della collettività!