Indagini dei Carabinieri dei Ros
Padova, 27 agosto – (ansa) Sarebbero legate alla vicenda di Ismar Mesinovic, il bosniaco residente nel bellunese morto in Siria all’inizio dell’anno in combattimento dopo aver aderito alla Jihad, le indagini che hanno portato all’iscrizione di cinque uomini nel registro degli indagati in Veneto. Secondo quanto si è appreso, sarebbero tutti originari dei Balcani.
Cinque persone residenti in Veneto risultano indagate nell’ambito di un’inchiesta per terrorismo aperta dalla Procura distrettuale di Venezia e condotta dai Ros. Si tratterebbe – scrive il ‘Corriere del Veneto’ – di elementi sospettati di essere vicini alle organizzazioni che si battono per la Jihad islamica.
L’ipotesi investigativa è che almeno alcuni di questi cinque abbiano svolto attività di reclutamento di persone – immigrati, ma non solo – interessate a raggiungere la Siria o l’Iraq, per prendere parte alla ‘guerra santa’ condotta dalle formazioni estremiste.
Dopo l’allerta terrorismo lanciata nei giorni scorsi dal Ministero dell’Interno, si era intensificata in Veneto l’attività di intelligence sui centri islamici e sui soggetti considerati pericolosamente vicini al fondamentalismo.
Alla conclusione che Mesinovic sia morto in Siria, ad Aleppo, gli investigatori sono giunti attraverso delle foto, circolate anche sul web, che lo vedono esanime a terra, in condizioni che fanno presumere che sia stato ucciso, anche se non è possibile dire in che circostanze. L’ipotesi più accreditata è che il giovane bosniaco, fervente mussulmano, si sia radicalizzato ed abbia aderito alla jihad, andando a combattere al fianco degli insorti contro Assad.
L’uomo si è sposato in Italia nel 2011 (a Ponte delle Alpi, da dove si è poi trasferito a Longarone) con una donna originaria di Cuba, da cui si è poi separato, tenendo con sè il figlioletto. Del bambino, però, ora si sono perse le tracce.
Non è noto, in particolare, se lo abbia portato in Siria o se si trovi da qualche parte in Bosnia, dove l’uomo era andato a trovare dei parenti nel dicembre dell’anno scorso. Alcuni familiari di Mesinovic, residenti in Germania, hanno detto agli inquirenti di non sapere niente nè sui motivi per cui il loro congiunto si sia recato in Siria, nè sulle sorti del figlio.
Neanche la ex moglie, che risiede a Belluno, ha saputo fornire notizie utili. La donna non ha voluto convertirsi all’Islam e proprio questa sarebbe la causa della separazione. Mesinovic, descritto da chi lo conosceva come una persona tranquilla, un lavoratore, sarebbe arrivato a picchiare la moglie proprio per la sua ritrosia ad aderire ai principi islamici, al punto che la donna è andata via di casa. Sull’intera vicenda stanno indagando da mesi i carabinieri del Ros, che si sono anche subito concentrati sugli ambienti frequentati dal giovane, a cominciare dal centro islamico dove andava a pregare, sulle persone che conosceva e che potrebbero averlo aiutato nel raggiungere la Siria.
I cinque indagati, secondo quanto si è appreso, gravitavano nello stesso ambito: scopo delle indagini è anche quello di stabilire se pure loro si siano convertiti al fondamentalismo e intendessero seguire lo stesso percorso di Mesinovic, oppure se abbiano avuto un ruolo nella radicalizzazione dell’uomo, fino a spingerlo ad andare a combattere in Siria.
Bitonci ad Alfano: dopo Lampedusa venga in Veneto – Quello dei profughi “non è solo un problema di accoglienza: non possiamo più permetterci, anche alla luce di quanto sta succedendo in Libia, di trascurare il rischio che chi sbarca possa arrivare a compiere azioni terroristiche o ad ingaggiare guerriglieri, come sospettano i Ros e la Digos”. Lo afferma il sindaco di Padova Massimo Bitonci rivolgendosi al ministro dell’interno Angelino Alfano. “E’ ormai noto a tutti come, in Veneto e in particolare a Padova, possano essere selezionati, formati e inviati in zone di conflitto giovani fanatici jihadisti, pericolosi per la nostra cultura e per la vita di ogni uomo libero che si ispira ai valori della convivenza pacifica e della democrazia – dice l’esponente del Carroccio -. Chiedo al ministro Alfano, così come ha visitato Lampedusa, di venire in Veneto e rendersi conto con i suoi occhi di quale sia il rischio per la cittadinanza, vista la facilità, già documentata, con cui gli estremisti islamici fanno breccia e raccolgono pericolosi consensi”. Per Bitonci, “è necessario mappare e controllare capillarmente i luoghi di preghiera e aggregazione di immigrati provenienti da zone a rischio. Non si tratta di mancanza di rispetto. Questo è un obbligo morale nei confronti della nostra civiltà e dei nostri figli. Alfano si prenda carico della questione – conclude – e risponda alle domande dei cittadini”