Roma, 12 ottobre – Lavoro nero, caporalato, truffe in danno degli Enti previdenziali, infrazioni alla normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro: i Carabinieri per la Tutela del Lavoro, nel trimestre luglio-settembre, hanno passato al setaccio 391 aziende, verificando le posizioni lavorative di circa 2000 lavoratori, scovando circa 300 lavoratori in nero e deferendo all’Autorità Giudiziaria 65 datori di lavoro, in gran parte per l’inosservanza della normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro; al riguardo numerose sono state anche le violazioni contestate al Testo unico sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, con ammende elevate per oltre 800mila Euro: tuttora si registra quale causa principale di mortalità il decesso per politraumatismo derivante dal ribaltamento da trattore/mezzo meccanico, in assenza di una specifica previsione normativa che preveda l’installazione obbligatoria di un roll-bar.
Sono questi i dati dell’attività svolta dai Nuclei Operativi dei Gruppi Tutela Lavoro di Milano, Roma e Napoli, con competenza interregionale, che hanno operato specificamente nelle province di Reggio Calabria, Crotone, Napoli, Matera, Lecce, Cosenza, Foggia, Firenze, Macerata, Bologna e Asti, di concerto con le Direzioni Interregionali del Lavoro, e che, dopo attenta attività preliminare di analisi per individuare gli obiettivi più remunerativi, hanno eseguito altrettanti accessi ispettivi in aziende di vari settori produttivi.
Si tratta dei servizi predisposti nell’ambito della pianificazione trimestrale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (da cui il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro dipende funzionalmente), che dal 2010 vengono effettuati nei settori che destano maggiore allarme sociale in ragione anche della stagionalità di alcune attività produttive.
In particolare i Carabinieri Ispettori del Lavoro hanno deferito all’Autorità Giudiziaria oltre 60 persone, responsabili di somministrazione o utilizzazione illecita o fraudolenta di manodopera, di lavoro nero con la correlata evasione ed elusione contributiva, nonché di numerose violazioni al Testo Unico per l’Immigrazione, avendo favorito l’immigrazione clandestina, ovvero impiegato illecitamente extracomunitari privi del permesso di soggiorno.
Per l’impiego di manodopera in nero sono state sospese 52 attività imprenditoriali, in diversi settori, dal tessile all’agricoltura sino ai pubblici esercizi, ed elevate sanzioni amministrative pari ad euro 1.263.947.
Nel medesimo periodo, anche il Nucleo Operativo del Gruppo Carabinieri Tutela del Lavoro di Palermo (operante funzionalmente alle dipendenze del corrispondente Assessorato della Regione Siciliana) ha effettuato la vigilanza nell’Isola controllando 61 aziende nonché le posizioni lavorative di 153 lavoratori, 55 dei quali sono risultati impiegati in nero. Le aziende sospese per lavoro nero in Sicilia sono state 9, con oltre 200mila Euro di sanzioni amministrative, mentre sono state elevate ammende per numerose violazioni alle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro con un importo superiore a 112mila Euro. Per 10 datori di lavoro e responsabili della sicurezza è scattato il deferimento all’Autorità Giudiziaria.