CITTADINI DEL MONDO. VERSO UNA DEMOCRAZIA COSMOPOLITICA
Cittadini del mondo di Daniele Archibugi, ricercatore dellIrpps-Cnr. Il saggio affronta il possibile percorso per giungere a una global governance improntata ai principi democratici
Nella politica contemporanea la democrazia emerge come modello vincente. I paesi con i più consolidati sistemi democratici sono anche quelli economicamente prosperi e politicamente dominanti. Al di fuori di questa parte del mondo in cui i cittadini hanno la possibilità di nominare, controllare e licenziare i propri governanti, però, spesso i regimi sono autoritari e dispotici ed i rapporti internazionali contraddistinti dal dominio dei più forti sui più deboli.
Parte da questa constatazione Cittadini del mondo. Verso una democrazia cosmopolitica, il nuovo saggio di Daniele Archibugi, dirigente di ricerca presso lIstituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Irrps-Cnr), docente allUniversità di Londra (Birkbeck College), consulente dellUnione Europea, dellOcse e di varie agenzie Onu.
Ma come muoversi verso una democrazia globale? La global governance, spiega lautore, è oggi invocata nei vertici del G8 e dai manifestanti dei movimenti, dal World Economic Forum a Davos e dal World Social Forum a Belem, da governi e da organizzazioni internazionali, ma quale forma debba prendere è invece argomento del tutto controverso.
Ancora più che controverso, è campo di scontro politico. Archibugi propone di rafforzare le organizzazioni internazionali esistenti e crearne di nuove. Anzitutto, secondo il ricercatore dellIrrps-Cnr, dando accesso alle organizzazioni regionali e ad attori non statali nellAssemblea generale dellOnu e, soprattutto, creando una Assemblea parlamentare mondiale che rappresenti i cittadini indipendentemente dagli stati cui appartengono e che concentri i propri poteri sulla protezione di diritti umani fondamentali, con la possibilità anche di deliberare un intervento umanitario per quanto riguarda questioni di sopravvivenza e sulla ridefinizione, in caso di controversie, di confini e competenze delle varie comunità politiche. Tale Assemblea dovrebbe tra laltro indicare il potere decisionale e le forme di rappresentanza di organismi trasversali, svolgere periodiche analisi indipendenti di revisione e controllo delle prestazioni dei sistemi democratici nazionali e valutare e indirizzare lazione politica sulla base dei valori e delle norme della democrazia.
Secondo Archibugi si dovrebbe poi limitare proceduralmente e sostanzialmente luso del potere di veto da parte dei membri permanenti ed aumentare i seggi per consentire una più equa e significativa rappresentanza dei paesi nel Consiglio di Sicurezza dellOnu, attivando procedure per interventi tempestivi tramite una Armata di salvataggio permanente.
Per quanto riguarda il potere giudiziario lautore propone il rafforzamento del ruolo della Corte Internazionale di Giustizia rendendo la sua giurisdizione obbligatoria e allargandone le competenze anche a dispute con attori non statali; la piena implementazione del Trattato istitutivo della Corte Penale Internazionale e laumento degli stati partecipanti; lo sviluppo della pratica della mediazione e dellarbitrato di parti terze.
Anche nel Consiglio per i diritti umani, andrebbe rafforzato il ruolo di organizzazioni non governative e gruppi di pressione indipendenti. Il volume, col titolo The Global Commonwealth of Citizens, è stato già pubblicato dalla Princeton University Press ed è stato presentato tra laltro alle Università di Oxford, Cambridge, Parigi, al Parlamento inglese, alla London School of Economics.