Arnaldo Pomodoro e la sua arte
Terni – Spazi Scenici e Altre Architetture – dall’11 ottobre al 18 novembre 2015
Terni, 8 ottobre – Due fratelli, Giò e Arnaldo Pomodoro, che marciano insieme come le parallele di un binario sulla via dell’arte e lo fanno in modo sommo, inseguendo ognuno la propria estetica. Oggi, che la rinomanza li ha fregiati dei suoi titoli, la città di Terni si appresta ad omaggiare Arnaldo, con una mostra che vuole anzitutto sottolineare la poliedricità della visione artistica che sottende ogni sua scelta espressiva. Nato a Montefeltro il 23 giugno del 1926, Arnaldo è scultore e orafo, assai noto anche all’estero dove hanno sempre avuto successo le sue ricerche sulle forme geometriche, come anelito verso una inconoscibile e profonda armonia. E quale forma, se non la sfera raggiunge i limiti assoluti della perfezione? Aiutato dal materiale scelto, il suo codice materico gli fa privilegiare il bronzo, Arnaldo scompone la levigata superficie della forma alla ricerca del suo mistero, la sua sfera così viene penetrata, sondata fino a mostrare il meccanismo interno, una ricerca di verità assoluta che tuttavia si lascia interpretare e commentare.
Arnaldo si trasferisce presto a Milano. Intorno ai suoi trent’anni nella città lombarda si lega d’amicizia con un milieu molto fertile, inizia a frequentare intellettuali di vaglio, il poeta Alfonso Gatto, Lucio Fontana, Giò Ponti, Bruno Munari, Enrico Baj e molti altri. Qui realizza curiosissimi gioielli ricavati dall’osso di seppia, mentre comincia a sperimentale la forma nello spazio. Sono i primi anni ’60, ora Pomodoro attinge alla tridimensionalità della geometria solida il linguaggio espressivo, realizza, sfere, piramidi, coni, cubi in lucido bronzo, poi come un bambino curioso va a guardare dentro la forma per vedere in profondità i suoi contenuti, sono squarci che mostrano in contrasto con la levigatezza esterna una realtà magmatica, caotica dove tutto è in rivoluzione, in un movimento continuo e vitalistico che si direbbe in inesausta ricerca della propria essenza. L’arte di Arnaldo Pomodoro ben presto esige un’espressione più estesa, nascono così le prime grandi opere, come la sfera di tre metri e mezzo di diametro del 1966, commissionata per L’Expo di Montreal, e che oggi adorna l’entrata del Ministero degli esteri alla Farnesina. Oggi sue opere si trovano, oltre che in Italia, in giro per il mondo, a Los Angeles, al Cremlino, all’ONU, a Copenhagen, nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, a Brisbane, Dublino ( di fronte al famoso Trinity College ), al Mills College in California, nella sede parigina dell’Unesco, e in altre sedi. Ma ancora non basta, l’artista vuole sondare altre forme di comunicazione artistica, ecco dunque una nuova ricerca nell’ambito del teatro, dove la scena diventa un laboratorio di invenzioni di ambienti: “ L’esperienza teatrale – dice Pomodoro – mi ha aperto nuovi orizzonti e mi ha incoraggiato e persino ispirato a sperimentare nuovi approcci e nuove idee per le sculture di grandi dimensioni perché il teatro mi dà un senso di libertà creativa: mi permette di materializzare la visionarietà”.
Dalla tragedia greca al melodramma, al teatro di oggi alla musica, Pomodoro sonda linguaggi e cerca codici nuovi.
Ed è proprio su queste forme espressive che si incentra la mostra a lui dedicata a Terni, intitolata “Spazi scenici e altre architetture”, dove si potranno vedere sculture, scenografie, modellini e disegni, come anche costumi e oggetti di scena. L’esposizione è stata organizzata da Civita, un’ associazione nata nel 1987 per far fronte al degrado di Civita di Bagnoregio, antico borgo dell’Alto Lazio, ma poi, superati i confini locali, ha allargato i propri spazi di intervento operando sul territorio per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale del nostro Paese.
Il rapporto di Arnaldo Pomodoro con l’Umbria inizia nel 1962, quando per la quinta stagione del Festival dei Due Mondi, realizzò la “Colonna del Viaggiatore”, donata poi alla città di Spoleto; nel 1995 l’artista crea “Lancia di Luce”, per illustrare il valore storico delle acciaierie e il loro significato nell’economia della città. Recentemente, Pomodoro è tornato in Umbria per dare vita a “Carapace”, la cantina-scultura nella tenuta Castelbuono di Bevagna, su commissione della Famiglia Lunelli, inaugurata nel 2012.
La mostra si terrà dall’11 ottobre al 18 novembre 2015, a Terni presso Caos, centro opificio Siri, e sarà curata da Antonio Calbi.