Piccolo Eliseo – Sei appuntamenti fra Arte e Filosofia con Giuseppe Di Giacomo

Roma, 13 marzo – L’arte è espressione del tempo nel quale si esprime, lo racconta, lo  esalta, o anche si pone in contraddittorio, perciò si apparenta  a vari momenti e modalità di speculazione. Inevitabile che arte e pensiero, il secondo come lievito per la prima, camminino lungo rotte parallele. 

Nell’ambito dei compiuti percorsi  che il Teatro Eliseo va offrendo al suo pubblico, catturandolo con una serie di proposte che possono accontentare curiosità diverse, i sei appuntamenti sul tema “arte e filosofia”  trovano uno spazio privilegiato dove inserirsi d’autorità.

A partire dal 15 marzo e fino al 24 maggio, al Piccolo Eliseo, l’arte del XX secolo sarà sondata  attraverso una prospettiva filosofica. Ad interpretarla sarà Giuseppe Di Giacomo, docente di Filosofia dell’Università degli studi di Roma “La Sapienza” e  membro del collegio dei docenti del Dottorato di ricerca in Filosofia e Storia della filosofia.
Il professore Di Giacomo, è autorevole socio fondatore e membro del Consiglio di Garanzia della Società Italiana d’Estetica (SIE),  direttore della collana Figure dell’estetica presso l’editore Alboverso-rio e della collana Forme del possibile, presso l’editore Mimesis; fa parte del Comitato scientifico delle riviste Paradigmi, Studi di estetica, Rivista di estetica, Estetica. Studi e ricerche, di Aesthetica Preprint, oltre che della rivista Comprendre. Revista catalana de filosofia, della rivista on line Memoria di Shakespeare. A Journal of Shakespearean Studies. Fa parte inoltre del Comitato scientifico delle collane editoriali: Filosofia (Mimesis, Milano), Caffè dei filosofi (Mimesis, Milano), Eterotopie (Mimesis, Milano). È Coordinatore nazionale dell’Osservatorio di Storia dell’Arte della Società Italiana di Estetica. Dal novembre 2012 al 2015 è stato Direttore del Museo Laboratorio di Arte Contempo-ranea (MLAC), presso il quale ha promosso numerose iniziative di carattere espositivo, seminariale e di ricerca, anche in collaborazione con il Teatro Argentina di Roma e con il Teatro Eliseo di Roma.
Il prof Di Giacomo è anche autore di una nutrita serie di pubblicazioni.
Durante gli incontri al Piccolo Eliseo, il prof   Di Giacomo interpreta il Novecento con l’obiettivo di rendere comprensibile la complessità di una produzione artistica caratterizzata dalla distruzione e dal superamento dei tradizionali modelli di riferimento e di tutti i paradigmi che hanno segnato la storia dell’arte dalle origini alla fine del XIX secolo. Si vedrà allora come i grandi artisti, affrontati in questi sei incontri, evidenzino il fatto che, se si può ancor oggi parlare in ambito artistico di un paradigma, questo è costituito dall’assenza di esso. Ad aprire la serie di incontri ecco  un percorso che va da “Le origini della modernità: Manet e Cézanne. La via della rappresentazione: L’astrattismo di Kandinskij,Malevič,Mondrian”.   
  
La rottura con i modelli della tradizione è ben rappresentata nel passaggio tra l’Ottocento e il Novecento dai francesi Edouard Manet e Paul Cézanne. Mentre Manet esalta la  bidimensionalità utilizzando elementi strutturali della pittura – verticali e orizzontali-, Cézanne racconto in uno spazio determinato la propria concezione geometrica e atemporale come indice della “verità”.
Aspetti di questa ricerca confluiranno poi nel nascente Astrattismo, movimento che si nutre di spiritualità, senza però negare l’importanza degli elementi sensibili e materiali.    

5 aprile 2016, ore 17.30, la tematica scelta  accende un obiettivo su: “La via della presentazione”: i ready. made di Duchamp.

Tra “ rappresentazione” e “presentazione”: Picasso e il Cubismo. La ruota di bicicletta o l’orinatoio di Duchamp mostrano come qualunque cosa possa essere intesa come opera d’arte, se alla stessa viene sottratta la sua funzione originaria e utilitaria e presentata come tale alla contemplazione in un museo. Evidenti richiami alla poetica di Duchamp sono confluiti nel Cubismo, in cui l’immagine visibile viene scomposta e rappresentata sulla tela in modo da non essere più un oggetto per l’occhio, bensì per l’intelletto.

Il 19 aprile 2016, ore 17.30 ci sarà un incontro su “Paul Klee tra astrattismo e figurazione. Mirò e il Surrealismo”.   
Quando Paul Klee affermava che  il compito della pittura non era “ riprodurre il visibile, ma “rendere visibile” affidava un nuovo ruolo all’artista. Come un demiurgo, che concorre alla creazione del mondo, il pittore secondo quest’ottica aveva il compito di rendere visibile ciò che è nascosto tra le pieghe della realtà oggettiva. Anche Mirò dipinge la realtà non direttamente come la vedono i suoi occhi, ma mediata dai suoi ricordi. Sia l’artista svizzero che il maestro catalano non procedono da modelli precostituiti, ma la loro opera è un processo di ricerca continua. Questa la loro specificità.

L’appuntamento successivo, il 3   maggio 2016, sempre alle ore 17.30, verterà su “La nuova (s)figurazione: Giacometti e Bacon, e Momenti dell’arte italiana e francese del dopoguerra.
Francis Bacon e Alberto Giacometti sono accomunati nella ricerca della verità, propendendo per un’arte che non sia mero realismo, quanto rassomiglianza intesa a far emergere l’essenza della figura umana. La loro opera, infine, si ritaglia uno spazio creativo    estremamente originale ed equidistante sia dall’arte figurativa che dall’astrattismo.
Nel dopoguerra in Italia, con Alberto Burri e Lucio Fontana, e in Francia con Jean Dubuffet e Jean Fautrier si è imposta l’arte informale come poetica del gesto e della materia.

Il 10 maggio sarà la volta de “Il ritorno della rappresentazione” : l’Espressionismo astratto americano. Il ritorno della “presentazione”. Pop Art, Minimalismo e Concettualismo”. L’espressionismo astratto americano è testimoniato dalle opere di artisti come Rothko, Barnett Newman e dall’action painting di Jackson Pollock. La Pop art esplora la società dei consumi e la cultura dei mass media e fa dell’arte un oggetto seriale . Espressione più alta della Pop Art è certamente Andy Warhol.

L’ultimo incontro previsto, il 24 maggio,si focalizza sull’Arte degli ultimi trent’anni:    tra mercato e testimonianza, tra simulacro e immagine”. Obiettivo puntato sulla
esperienza artistica della contemporaneità che non si risolve completamente nella tendenza neofigurativa e iperrealista delle produzioni Neo pop (si pensi a Jeff Koons e Damien Hirst), che si sono impadronite in maniera pressoché definitiva dell’immaginario mediatico e del mercato dell’arte. Contemporaneamente sono emerse produzioni artistiche del tutto originali, in grado di serbare memoria delle sofferenze della storia, come per esempio in Antoni Tàpies, Christian Boltanski e Anselm Kiefer. 

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