Bologna. quel 2 agosto del 1980
Il 2 agosto si commemora la strage di Bologna del 1980. Sono passati trentadue anni dal 2 agosto 1980, il giorno in cui una bomba di 20 chili di esplosivo con temporizzatore chimico per l ’ innesco, riposta in una valigia lasciata nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria, cambiò la vita di centinaia di famiglie (85 morti, 200 feriti), come quella di una città. Si era nei maledetti anni di piombo!
A gennaio, era stato ucciso il Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella; a Milano, sotto i colpi della Brigata XXVIII marzo aveva perso la vita Walter Tobagi del “Corriere della sera” perché aveva scritto di terrorismo, con ammirevole, anzi eroico coraggio; in tre giorni, dal 16 al 19 marzo, erano stati uccisi dagli assassini “rossomantati” tre Magistrati: a Salerno il Procuratore della Repubblica Nicola Giacumbi, a Roma Girolamo Minervini, designato Direttore Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena del Ministero della Giustizia, a Milano Guido Galli, Giudice Istruttore della prima inchiesta sul terrorismo rosso iniziata con l’arresto di Corrado Alunni. Il 12 febbraio, le Brigate rosse colpirono Vittorio Bachelet, Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e, il 23 giugno, i “neromantati” Nar uccisero Mario Amato, Pubblico Ministero lasciato solo nelle indagini sulla deriva armatista di destra.
Intanto, il Parlamento aveva approvato la legge sul “pentitismo” ed era stato catturato il brigatista rosso Patrizio Peci, che personalmente al grande Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva iniziato a fare dichiarazioni importanti che portarono a numerosi arresti di brigatisti cui seguì anche la cattura dei militanti di Prima Linea Roberto Sandalo e Marco Donat Cattin, il figlio dell’ esponente DC, più volte Ministro ed all’epoca Vicesegretario del partito.
Qualche giorno dopo l’omicidio Amato, il 27 giugno, di sera, sopra Ustica, la tragedia del Dc9 dell’Itavia con 81 persone a bordo. Tornando a quest’anno, tra le varie iniziative in Bologna, anche la proiezione in Piazza Maggiore di un film: “Un solo errore”, di Massimo Pasi sul 2 Agosto. Nell’intervista, la moglie di Torquato Secci, storico Presidente dell’Associazione Familiari della Vittime, ha detto fermamente: “I terroristi hanno fatto un solo errore: scegliere Bologna”. Quell’ “errore” alcuni terroristi, in verità e giustamente, l’hanno pagato fino in fondo. Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, infatti, sono stati riconosciuti colpevoli e con loro anche Luigi Ciavardini, e per questo sono stati condannati all’ergastolo sino in Cassazione, in quanto riconosciuti esecutori materiali della strage. I primi due, lo ricordiamo, hanno molti altri ergastoli a proprio carico. Fioravanti è responsabile della morte di 93 persone (gli 85 della stazione più altri 8) ed è stato condannato complessivamente a 8 ergastoli, per un totale di 134 anni e 8 mesi di carcere, scontandone solo 26 grazie ai benefici di legge dell’ ordinamento longanime italiano.
Ora è libero, ma resta pur sempre un assassino plurimo e reiterato. Nel filmato proiettato in Piazza Maggiore lo si è visto nelle immagini di repertorio ridere beato durante il processo, ma è stato anche intervistato con le sembianze di un fumetto e doppiato. Ed è così che lui, terrorista riconosciuto e dichiarato, si è permesso di insultare l’attuale Presidente dell’Associazione Familiari delle Vittime, Paolo Bolognesi, accusandolo di fare politica e di aver perso “solo” una suocera, sostenendo che perdere una suocera non sia poi… “un gran danno”. Ma quel che è peggio, secondo quanto riportato dai media, è che un Parlamentare della Repubblica, l’Onorevole Enzo Raisi, già nel MSI, poi nel Pdl e ora con Fini in Fli , sia intervenuto nella circostanza e, nella foga del momento, sia incorso in vistoso errore sostenendo che la suocera di Bolognesi decedette solo tre anni dopo la strage, e non già nella stessa notte del 2 agosto, come realmente avvenuto. Che dire al riguardo? Nulla da aggiungere a commento, convinti che è meglio stendere un velo pietoso su tali eccentriche e disinvolte esternazioni. Invece, un forte invito a serietà giunge, come di consueto, da: “Bologna non dimentica”, lo striscione che i familiari espongono ogni anno nel giorno dell’anniversario. No, non si possono dimenticare la strage, i morti, i feriti, la paura, il processo, i depistaggi dello Stato, la verità che ancora manca sui mandanti, i colpevoli passati in giudicato, gli amici dei colpevoli. Anche il Senatore Giovanni Pellegrino, già Presidente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle Stragi, intervistato da “Il Messaggero”, ha voluto dire la sua, sentenziando che il capo P2 Licio Gelli “potrebbe raccontare molte cose” sulla strage di Bologna. E perché non anche, aggiungiamo noi, sull’incendio di Troia? Chissà! Di più non ha inteso dire.
Sulla immane vicenda, anche il Presidente Emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, nel tempo, non si è risparmiato. Cossiga, che all’epoca dell’attentato era a Capo del Governo, nel 1991 dichiarò che nell’immediatezza degli eventi si era sbagliato ad attribuire la strage al neofascismo e, nel 2008, in un’intervista al “Corriere della sera”, insistette sulla pista palestinese definendo la strage, non si sa sulla base di quali elementi, un incidente avvenuto durante il trasporto della bomba da parte della resistenza presente in Italia, tanto che a seguito delle sue dichiarazioni, nel 2011, la Procura della Repubblica di Bologna ha indagato due terroristi tedeschi presenti nel capoluogo emiliano nel giorno della strage, appartenenti alla banda di “Carlos lo Sciacallo”, legata al terrorismo palestinese.
Per questo, sempre secondo Cossiga, Fioravanti e Mambro dovevano essere considerati innocenti. Vedremo come andrà a finire questa nuova inchiesta, che ci auguriamo tutti sia corroborata da forti elementi di riscontro e probatori. Va solo però ricordato, come scritto in premessa, che la bomba era ad innesco chimico e quindi non esplodibile casualmente. In questa estate di commemorazione non mancano, ovviamente, interessanti iniziative editoriali. Tra queste: “Stragi e mandanti”– Aliberti editore, curato da Paolo Bolognesi, Presidente dell’ “Associazione tra i famigliari delle Vittime della strage del 2 agosto” e Roberto Scardova, giornalista. Sottotitolo: Sono veramente ignoti gli ispiratori dell’eccidio del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna? Secondo gli autori la risposta esiste e la si può trovare senza bisogno di estrarre dal cilindro informazioni sconosciute. Tutti i materiali esposti nel libro sono consultabili da chiunque grazie al prezioso lavoro di digitalizzazione degli atti giudiziari e in parte negli archivi dei servizi segreti e del Ministero dell’Interno. È importante leggerlo per capire la parte oscura della storia del nostro Paese; è un libro verità, di facile lettura, scritto con un linguaggio stimolante; un filo sottile e neanche tanto segreto che parte dalla Repubblica di Salò e arriva ai giorni nostri, fatto non solo di stragi ma anche di tentativi di colpi di Stato, troppo presto dimenticati. Claudio Nunziata, Sostituto Procuratore, che svolse le prime indagini sulle stragi Italicus, stazione di Bologna e Rapido 904, nell’introduzione sostiene che il fine dello stragismo è: “… scuotere l’opinione pubblica, di spaventarla, di renderla malleabile, di mostrarle lo spauracchio del terrorismo, di farle sentire il bisogno di una forza restauratrice. Altro bel libro è quello di Antonella Beccaria e Riccardo Lenzi : “Schegge contro la democrazia. 2 agosto 1980: le ragioni di una strage nei più recenti atti giudiziari”, anch’esso con prefazione di Claudio Nunziata- Socialmente editore, 2010, un libro che ripercorre testimonianze, relazioni parlamentari e atti giudiziari arrivando fino all’ultimo processo di Brescia per la strage di piazza della Loggia (28 maggio 1974) e giunge a una conclusione: “è vero, mancano i mandanti, ma le responsabilità materiali e gli intralci alla giustizia hanno un’identità. Un’identità già scritta nella sentenze”. Una nota positiva e di speranza su questo tormentato fronte, che potrà portare si spera ad un quadro di maggior chiarezza, perviene dal Parlamento, e precisamente dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato, che ha dato il via libera alla riforma dei Servizi Segreti. Il provvedimento, già approvato alla Camera, diventa quindi Legge. Il testo assegna maggiori poteri al Copasir (Commissione Interparlamentare di Controllo sui Servizi) sul segreto di Stato dal momento che dall’unanimità fino a oggi necessaria, abbassa a due terzi dei componenti del comitato il quorum che stabilisce l’impossibilità da parte del governo di opporre il segreto di Stato. Tra le novità sul segreto di stato introdotte dalla nuova normativa anche il fatto che il Presidente del Consiglio non si limiterà più a comunicare al Copasir le ragioni essenziali per cui lo appone ma “l’intero quadro informativo” in suo possesso.
Concludendo, non resta a noi comuni mortali che rendere omaggio alla memoria delle Vittime e dei sopravvissuti, rispettando il lavoro e le sentenze della Magistratura, con l’auspicio che si pongano al bando, perché non apportatori di alcuna verità, i più che dannosi minimalismi, relativismi e negazionismi, come anche estemporanei spumeggianti svolazzi di fervida interessata fantasia, il tutto oggi molto in voga in quest’epoca di assenza di riferimenti politici e di minore cultura del rispetto per gli ordinamenti costituiti.