Roma, 17 giugno – Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di Diabolik. Un personaggio ormai mitico della fumettistica, ma oseremmo dire della letteratura, italiana, creato all’inizio degli anni ’60 dalla fervida fantasia delle sorelle Anna e Luciana Giussani e apparso per la prima volta in edicola nel novembre del 1962 per la casa editrice milanese Astorina.
Titolo del primo albo: “Il re del Terrore”. In alto, in copertina, un sottotitolo che faceva subito capire come si trattasse più di un fumetto per ragazzi o adulti che di uno per bambini: “Il fumetto del brivido”.
Da subito Diabolik divenne un cult della cultura popolare italiana. Affascinante e perverso; cattivo (se il caso lo richiedeva) e gentiluomo; elegante e sempre misterioso, un po’ come il suo disegnatore, di cui conosciamo solo il cognome: Zarcone.
A Diabolik, Eva Kant (la sua fidanzata) e all’ispettore Ginko (il suo eterno rivale) il Museo del Fumetto di Milano dedica una bella mostra che aprirà i battenti domani, 18 giugno e che resterà aperta fino al 18 settembre.
La rassegna “Diabolik, il passato, il presente e il futuro” racconta 54 anni di puro mito attraverso tavole originali, albi d’epoca, pubblicazioni, libri, gadget, memorabilia, ricostruzioni 3D e video.
La prima storia della serie (Il re del terrore) viene esposta nelle sue tre versioni mostrate attraverso le tavole e gli albi originali. La prima è quella del misterioso Zarcone, artista scomparso nel nulla, cui segue nel 1964 la stessa storia ridisegnata da Gino Marchesi e nel 2001 un vero e proprio remake scritto da Alfredo Castelli e disegnato da Giuseppe Palumbo.
Particolarmente prezioso il numero 1 originale, ormai oggetto di culto, vera e propria chicca ricercata dai collezionisti di tutto il mondo.