Arturo Diaconale: “Tecnica postmoderna del colpo di Stato: Magistrati e giornalisti”
Roma, 16 novembre – Incontro il dottor Arturo Diaconale: non mi aspettavo di avere di fronte un uomo tanto determinato, gentile e molto alla mano. Più che un’intervista, mi sembrava di essere a colloquio con un caro amico rivisto dopo tempo.
Direttore di giornale e giornalista. Da poco, consigliere di amministrazione della Rai. Il giornalista si sente di piu a suo agio in questo nuovo incarico?
Fare il giornalista ti porta ad essere a contatto con tutto. Poi ognuno approfondisce, ovviamente. Ma ho sempre scritto di politica. Sono cultore della storia patria.
Dalla laurea in Legge al giornalismo. Quali sono stati i suoi inizi?
Ho iniziato a fare giornalismo a diciassette anni. La laurea é stata una sorta di obbligo. Ho frequentato l’Università tra il pre 68 e il post 68. Sono abituato ai dibattiti e questo mi ha aiutato molto. Poi ho fatto il sindacalista ma ho abbandonato.
Lei è nato l’8 settembre, quali sono le sue caratterische caratteriali?
Sono del segno della vergine. Non posso vedere i zerbini storti. Sono da sempre molto curioso, da bambino raccoglievo i pezzi di carta a terra, amo l’ordine. Ho avuto la fortuna di vivere con un uomo, mio nonno, che mi raccontava e mi faceva leggere. Mi raccontava le cose dell’epoca, della sua vita.
Del nuovo incarico, cosa le piace?
Del nuovo incarico, mi piace sapere tutto. La Rai la conosco da fuori, vi ho lavorato anche.
Lei sembra una persona positiva. È ottimista oppure no?
Sono ottimista, ho un buon carattere ma ho carattere!
Un uomo che ha lavorato in Tv, scritto libri, direttore di giornali, sindacalista, cosa ancora?
Per ventidue anni, ho fatto il direttore dell’Opinione. Ne sono usciti tanti giornalisti ed io sono stato la loro guida. Il consiglio di amministrazione della Rai non ha compiti di gestione. Quindi, il nuovo impegno non mi fa un effetto nuovo. Sono sereno con me stesso, non mi esalto ma non mi abbatto.
Il suo libro più famoso?
“Tecnica postmoderna del colpo di Stato: Magistrati e giornalisti” La mia tesi è che, nei Paesi democratici, la violenza non serve. Si ottiene di più con l’arma giudiziaria mescolata all’arma mediatica. Ribadisco che Magistratura e giornalismo possono provocare un cambiamento. Il libro ha avuto molto successo.
Grazie, Consigliere, con gli auguri di buon lavoro e di sempre nuovi maggiori successi.