Expo 2015: istruzioni per l’uso. Perché un’Esposizione universale potrebbe essere un nuovo umanesimo

Roma, 20 maggio – A che cosa serve un’esposizione universale? A che cosa serve (veramente) Expo? Quali sono le attese rispetto all’obiettivo del tema di Expo Milano 2015? A queste domande, che tutti almeno una volta ci siamo posti, risponde “Expo 2015. Istruzioni per l’uso. Filosofia dell’ambiente, sviluppo sostenibile e multinazionali?” di Concetta Di Lunardo, un lavoro che è stato presentato sabato 16 maggio al Salone Internazionale del libro di Torino.

L’autrice insegna filosofia in un liceo romano, giornalista si occupa di cronaca, politica e cultura ed è caporedattore del quotidiano “di-Roma”, ha seguito varie inchieste di politica locale nel III Municipio della Capitale.

Da Telesio a Giordano Bruno, passando per Francesco Bacone e l’antropocentrismo, il libro entra trasversalmente nel merito di Expo. La malnutrizione, le mutinazionali, l’educazione alimentare, il “mangiar bene”, il cibo sano, lo sfruttamento delle risorse e il biologico. Possono convivere tutti sotto uno stesso tetto?

Al netto delle polemiche, delle speculazioni, della corruzione e degli appalti truccati, qualcosa potrebbe rimanere di Expo. Forse un’eredità più profonda di quello che appare, insita nello scopo che le Esposizioni Universali hanno sempre avuto: scambio di idee e di cultura, riflessioni sul tempo presente, sotto l’aspetto storico, economico, politico e sociale. Il timore dell’autrice è che Expo, diversamente, «si trasformi in una fiera o in un’occasione strumentale per parlare e promuovere il cibo come “merce” senza affrontare concretamente un’emergenza globale in tutta la sua complessità».

E in questo discorso si inseriscono le polemiche sulla presenza massiccia di multinazionali del cibo come sponsor o partner di Expo, in netta contraddizione con lo slogan della fiera, “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”. Sembra, purtroppo, che anche Expo Milano 2015 risponda in modo preciso alla concezione secondo cui l’uomo si trova al centro di tutto ed è superiore a tutto, e non parte del tutto. Insomma, la terra e le risorse vanno sfruttate, non rispettate e gestite sapientemente in quanto parte anch’esse di un ecosistema di cui fa parte anche l’uomo.

Mangiare è un’attività fondamentale per l’uomo. Eppure, ci sono ancora milioni e milioni di persone malnutrite o che muoiono di fame. «C’è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare» è la triste verità e l’amara contraddizione frutto di diseguaglianze sociali, problemi politici, sociali e ambientali. Pertanto, agli inizi del Ventunesimo secolo, acquisisce sempre più importanza anche la scelta del cibo che si decide di mangiare. Come spiega bene l’autrice, «un atto così semplice come mangiare o scegliere un cibo contempla decisioni ecologiche, filosofiche e persino politiche, visto che il modo in cui ci nutriamo determina il destino del nostro Pianeta, anche attraverso l’uso che facciamo delle risorse naturali».

Concetta Di Lunardo, ha scavato a fondo nella storia del pensiero umano per capire che cosa veramente può rappresentare un’esposizione universale sul cibo e sull’ambiente nel 2015. E parte dal rinascimento, per spiegare come «riflessioni sul rapporto uomo-natura, a partire dal naturalismo rinascimentale, lasciavano intravedere la possibilità di un nuovo umanesimo». Il passaggio, quindi, da una concezione secondo cui l’uomo si riconosceva parte integrante della natura e dell’ambiente, alla concezione secondo cui l’uomo, invece, è al centro di tutto e capace di tutto, anche di trasformare, attraverso il progresso scientifico e tecnologico, uno spazio naturale in un ambiente sociale costruito.

L’eterno contrasto tra la linea di pensiero “umano-centrica”, che annovera tra i suoi precursori il filosofo Francesco Bacone (teorizzò il dominio della tecnica sulla natura), e quella di uomo come parte del tutto, per la quale è morto sul rogo Giordano Bruno, dopo aver sfidato la Chiesa e la centralità dell’uomo con i suoi “Infiniti mondi”, ha portato Concetta Di Lunardo a una riflessione sulla fame, e quindi sull’Expo. «Io penso che la fame nel mondo, una piaga che coinvolge anche i paesi ricchi, sia determinata all’interno di questi spazi che sinergicamente determinano logiche funzionali alle diseguaglianze sociali attraverso forme di organizzazione politica lesive dei diritti della persona umana».

Ecco, quindi, un merito di Expo. Aver sollecitato e messo in campo il dibattito sul rapporto tra uomo e natura nell’era dell’inquinamento e dello sfruttamento massivo delle risorse, utilizzando il cibo come discorso attorno al quale ruota tutto. Punto cardine della teoria dell’autrice è assolutamente l’educazione. «Un vero cambiamento, un nuovo senso del vivere nel rispetto del Pianeta e dell’ambiente ci chiamerà a scelte responsabili che solo l’educazione potrà preparare nella piena consapevolezza che non abbiamo troppo tempo, visti i segnali che arrivano dagli ecosistemi».

Il libro stesso, il cui sottotitolo recita “Istruzioni per l’uso” si pone l’obiettivo di districarsi nel groviglio di contraddizioni che hanno contraddistinto e contraddistinguono tutt’ora Expo. «Ho immaginato un percorso maieutico con studenti appassionati che, attraverso la storia della filosofia, riflettessero tra le pretese umane fondate su una presunta onnipotenza e l’efficienza della natura, stimolando quella curiosità che talvolta la scuola spegne: la filosofia potrebbe aprire spazi di riflessione sui temi dell’ecologia e dell’ambiente svuotando la natura di significati utilitaristici e strumentali funzionali ai bisogni dell’uomo», racconta l’autrice nell’introduzione del libro.

Usare il cibo per parlare anche di solidarietà umana e ambientale potrebbe essere un altro equivoco di Expo, ma forse è già qualcosa, un piccolo passo avanti per riacquistare la consapevolezza perduta, che facciamo tutti parte di uno stesso Pianeta. «Expo Milano 2015 con “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” è in linea con la storia delle Esposizioni e proprio a partire da un tema ecologico si è posta sfide molto importanti e priorità ambiziose, quali la lotta alla fame, la sostenibilità, la salute, cibo. Sfide che immaginano un mondo migliore contaminato dalla globalizzazione della solidarietà, ma che al momento trovano fondamenti solo su presupposti teorici», scrive l’autrice.

Nel libro, infatti, Concetta Di Lunardo non risparmia le aspre critiche verso Expo, ma inserite in un contesto più ampio. I capitoli centrali del libro sono dedicati alla storia delle Esposizioni universali, per contestualizzare il discorso. Viene poi dato ampio spazio a un vero e proprio dibattito sull’alimentazione, che tocca punti delicati come l’agricoltura sostenibile, lo spreco alimentare, il rapporto tra cibo e salute, tra ricerca e tecnologia e tra educazione alimentare e biodiversità. Temi complessi che vengono trattati con un linguaggio semplice ma non scontato, che stimola la riflessione. Un capitolo a parte è dedicato alla Sicilia, terra natia di Concetta Di Lunardo, ma anche parte importante di Expo: è rappresentativa del panorama nazionale nel Padiglione Italia ed è Official partner di Expo, capofila del Cluster Bio-mediterraneo insieme ad altri dodici Paesi.

La parte finale del libro, invece, è dedicata interamente all’Expo nell’ottica del dissenso. Tra le contraddizioni che hanno screditato il tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, c’è, ad esempio, la massiccia presenza di multinazionali del settore alimentare che con il cibo buono, tracciabile e di qualità non hanno nulla a che fare. San Benedetto (partecipata della Nestlé) è acqua ufficiale di Expo, Coca-Cola è soft drink ufficiale. L’autrice non lo dimentica, né lo sminuisce: «Non si può negare che Expo sia anche questo. Il Paese si stringe intorno a movimenti e associazioni, ma anche singoli cittadini con l’unico slogan del “No Expo”».

“Expo 2015. Istruzioni per l’uso. Filosofia dell’ambiente, sviluppo sostenibile e multinazionali?” verrà presentato al Salone internazionale del libro di Torino.

Exit mobile version