Roma, 14 settembre 2017 – Il Museo Nazionale delle arti del XXI° secolo di Roma, Maxxi, una delle più belle e significative opere dell’architetta irachena Zaha Hadid, ha trasformato il grande complesso delle officine e dei padiglioni militari della ex caserma Montello al Flaminio, da anni inutilizzato. Gli immensi spazi museali, inseriti in posizione strategica al centro della città, sono stati inaugurati il 28 maggio del 2010 e da allora hanno marcato con esposizioni e mostre permanenti la cultura di oggi, collocando la nostra città nel novero della grandi capitali del mondo occidentale.
Zaha Hadid, morta prematuramente l’anno scorso, si è imposta giovanissima all’attenzione mondiale per la grande creatività, messa al servizio di una scelta stilistica che si propone di superare i limiti spaziali per allontanarsi dagli schemi classici. Questo tipo di approccio, che utilizza diffusamente l’alta tecnologia, la colloca quale esponente di spicco del moderno decostruttivismo architettonico, una corrente che propugna forme pure disarticolate e decomposte, a partire appunto dall’originaria corrente architettonica presa a riferimento.
L’arte di Zaha Hadid, con oltre 30 anni di attività e quasi un migliaio di progetti in tutto il mondo, si è concretizzata in opere imponenti che trasmettono al tempo stesso leggerezza, fluidità e trasparenza, grazie anche al sapiente utilizzo dei diversi materiali (vetro, plastica, lastre di titanio, acciaio), dove il. In esse si avverte la volontà di definire la forma delimitandone il volume attraverso le superfici con pareti insolite che si inclinano, si aprono, assumono una nuova concezione dello spazio anche per mezzo della “distorsione tipologica” (come nelle torri rovesciate del Peak di Hopng Kong), lo ”straniamento” e lo “spiazzamento” che stabiliscono nuove prospettive al rapporto interno/esterno. Tutto questo è possibile verificarlo nell’importante esposizione dedicata alla Hadid attualmente in corso al Maxxi e fino a gennaio del 2018, a cura di Margherita Guccione (Direttore MAXXI Architettura) e Woody Yao (Direttore Zaha Hadid Design), che illustra l’intenso e duraturo rapporto dell’architetto con il nostro paese a partire da progetti come il Terminal Marittimo di Salerno, il Messner Mountain Museum a Plan de Corones, City Life a Milano e, naturalmente, il MAXXI. La mostra esplora a 360 gradi l’opera e il pensiero di Hadid: dai bozzetti pittorici e concettuali ai modelli tridimensionali, dalle rappresentazioni virtuali agli studi interdisciplinari, insieme a oggetti di design made in Italy come i divani per B&B Italia e Cassina, i tavoli per Sawaya & Moroni; le lampade per Slamp, i vasi e i centrotavola per Alessi e le librerie componibili per Magis, con incursioni nel mondo dell’alta gioielleria con l’anello B.zero1 disegnato per Bulgari e della moda con l’esclusiva borsa creata per un evento charity di Fendi.
Il Museo offre numerose esposizioni permanenti che contribuiscono egregiamente a stimolare l’interesse dei visitatori.
Fra quelle attualmente in corso e fino al 15 ottobre si segnala l’intrigante “Nature Forever” di Piero Gilardi, dove i visitatori – numerosissimi i bambini presenti -, possono esplorare una natura fantastica e avvolgente tra installazioni interattive, come “Inverosimile”, la vigna che si anima soffiando, o il vulcano che brontola a comando o lo scheletro di un dinosauro fossile che si attiva sollecitato dai bambini che si sdraiano a guardarlo da vicino e tante altre ancora dove predominano il colore e il gioco. E’ un percorso nell’immaginario di Gilardi che racconta i 50 anni di esperienze nel suo campo espressivo: la pop art. Nella sua opera i temi quali l’ecologia, la concezione del lavoro artistico come ricerca inesausta, l’impegno politico e sociale, la visione della società dei consumi e delle nuove tecnologie, tematiche che sono state elette da altri illustri rappresentanti di questa corrente artistica, nata in Gran Bretagna negli anni ‘50 del secolo scorso ma affermatasi negli Stati Uniti con artisti come Roy Lichtenstein e Andy Warhol e rimbalzata in Europa, basata sulla riproduzione esasperata e deformata, in chiave critica e ironica, dei materiali e dei simboli della civiltà dei consumi (immagini pubblicitarie, fumetti, oggetti d’uso comune), perché gli artisti della pop art instaurano uno stretto legame con la cosiddetta cultura bassa, il fumetto, l’illustrazione, la pubblicità, ma anche con gli esempi provenienti dalla tradizione pittorica del passato.
Sono ricchissime le proposte per i visitatori del prossimo autunno, fra le altre, segnaliamo “Bird Song”, la prima personale in Italia dell’artista sudafricano Kemang Wa Lehulere (Cape Town, 1984) vincitore del premio Deutsche Bank’s Artist of the Year 2017.
“Home Beirut. Sounding the Neighbors” è il terzo capitolo della trilogia dedicata al Mediterraneo, dopo l’Iran e Istanbul: circa trenta tra artisti, architetti, registi, musicisti, danzatori, ricercatori e intellettuali riflettono sulle attuali contingenze.
Dal 2 dicembre, la mostra Arte e Scienza tenterà di spiegare l’Universo dopo la grande rivoluzione operata dalle teorie di Einstein, raccontandone gli sviluppi e indagando le connessioni e le profonde analogie tra l’arte e la scienza. Il progetto è il risultato di una inedita collaborazione del MAXXI con l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
www.maxxi.art – info: 06.320.19.54; info@fondazionemaxxi.it