Alessandro Meluzzi è noto psichiatra, psicoterapeuta e criminologo italiano, che proprio per queste sue competenze professionali, è diventato quasi ospite fisso in tutte le trasmissioni televisive ma, non tutti sanno che, fra i suoi titoli accademici, conta il Baccalaureato in Filosofia e Mistica presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma. E da quì, dal 6 novembre 2015, è stato proclamato Primate (Arcivescovo) della Chiesa Ortodossa Italiana. Ed allora, chi più di lui, può rispondere alla mia curiosità di chiedere come lui intende la felicità. E, nell’assolvermi (spero!), ha accettato di rispondere alle mie domande.
Domanda: Al di là del libro che ormai conosci, tu cosa intendi per felicità?
Risposta: La felicità in sé é un concetto banale. Esiste la creatività e la generatività come fattori di produzione. Creare qualcosa è molto simile alla felicità e a volte coincide.
Domanda: Quale capitolo del mio libro sulla felicità ti ha conquistato?
Risposta: Mi ha colpito particolarmente il primo perché fa sorridere per via della storia assurda che racconti e per come la descrivi, senza mezzi termini. Ma anche tutti gli altri sono molto originali e divertenti, oltre che utili.
Domanda: Felicità è anche ottimismo, sei ottimista?
Risposta: Provo ad esserlo! So bene che la felicità non si compra come tanti spesso cercano di fare e come hai raccontato tu nel libro.
Domanda: Come reputi il protagonista della buffa storia del primo capitolo del mio libro?
Risposta: Ripeto che la felicità non si compra ma non posso giudicare chi spende il proprio denaro per averla. Certo è mancanza di saggezza. Ma chi sono io per dire che uno non possa dilapidare il proprio patrimonio per andare a puttane? Basta che non se ne penta dopo. Magari è felice così!
Domanda: Come può essere felice uno che sperpera tutto per finire in malomodo, tutto
per comprare un amore illusorio?
Risposta: Ognuno fa quel che può. Il confine della libertà di ciascuno è la libertà dell’altro. Potrà essere disperato o contento ma è la sua idea di felicità!
Domanda: Ti capitano pazienti che chiedono di essere felici?
Risposta: Vengono per tante ragioni, spesso per essere meno ansiosi, l’ansia non da la felicità.
Domanda: Quale consiglio vuoi dare ai lettori di “Attualità.it”?
Risposta: Non smettere di provare a realizzare i propri sogni o desideri. A patto che ciascuno chieda a sé stesso cosa vuole davvero, allora la felicità avanza.
Tutti dovrebbero chiedersi: “Cosa sono in grado di fare? Cosa voglio nella vita?”
Se i desideri sono possibili, allora tutti possono arrivare a conquistare la felicità.
I sogni assurdi producono l’effetto contrario.
Che dire al Professore/Arcivescovo se non un “Grazie Alessandro!”