Cultura

In memoria del filosofo calabrese Nicolò D’Alfonso

Roma, 11 novembre – 17 agosto 1853 la sua nascita a Santa Severina, oggi provincia di Crotone; il 29 novembre 1933 la morte a Roma. Due date che racchiudono nella fuga degli anni la sintesi di un’esistenza positiva al progresso socioculturale e importante per la storia d’Italia e in particolare della Calabria.

Ricevuta l’istruzione elementare e i primi rudimenti del latino da dotti Sacerdoti, si avviava a Catanzaro dove lo attendeva Vincenzo Gallo Arcuri, insigne letterato, “anima arroventata dalla passione della Patria e fremente ancora delle ansie della fatidica lotta risorgimentale, successore privilegiato di Luigi Settembrini (nostro articolo del 22 marzo 2013: “Vincenzo Gallo Arcuri, insigne poeta e patriota della nobile Terra di Calabria”). Negli studi,  D’Alfonso  fu brillantissimo, e lo dimostrò nel trionfale esame di licenza liceale al Liceo Galluppi di Catanzaro cui si sottopose presentandosi dopo solo tre mesi di studi con lo stesso Gallo Arcuri. La speciale autorizzazione, all’epoca possibile, del Ministero dell’Istruzione Pubblica consentì che si iscrivesse contemporaneamente nelle due Facoltà di Medicina e di Lettere e Filosofia  dell’Università di Napoli, ricevendo il premio di quattro mila lire che l’ Accademia dei Lincei gli assegnò per il pregevole suo studio sul filosofo Kant, unitamente ad altri importanti riconoscimenti.

Tornato in Calabria con due lauree, dovette per la volontà dei parenti assumere le funzioni di medico condotto in Santa Severina per quattro anni.

Ma egli era attratto, come si può intuire, a diversa missione, quella della scuola e dell’insegnamento; fu così che fu Professore di Filosofia in vari Licei del Regno.

A seguito di concorso risultò primo per la Cattedra di Pedagogia nell’Istituto Superiore di Magistero dell’Università di Roma mentre il ponderoso studio su Guglielmo Shakespeare destò nei suoi riguardi l’ammirazione dei giganti della cultura europea.

In Italia, di conseguenza, fu molto apprezzato da Francesco De Santis, Emanuele Gianturco, Silvio e Bertrando Spaventa, come soprattutto da Roberto Ardigò che lo aveva chiamato nelle Regie Università di Padova e Catania quale Ordinario di Filosofia. Il suo ingegno profondamente intuitivo, la dottrina poderosa che lo distinse si manifestò anche nel ramo forestale; infatti, i suoi studi illustrati in numerosi articoli su giornali specializzati dell’epoca, lo resero precursore e fondatore della scienza forestale italiana, problema tra i tanti posti (con concretezza oggi impensabile) all’attenzione del Fascismo, tanto da essere apprezzato dal Duce che lo incontrò più volte.

Così, rendendo omaggio alla sua Regione, che vantava e vanta il più affascinante bosco del mondo, la Sila, pubblicò nel 1926 “Gli alberi e la Calabria dall’antichità a noi” e subito dopo “Principii naturali di economia politica”. D’Alfonso morì lavorando. Infatti, due giorni prima del trapasso, malgrado i rigori della giornata fredda e piovosa, volle recarsi all’Università per fare la prolusione del nuovo anno accademico…..Egli sentiva la severità della voce del dovere più del peso dei suoi ottant’anni. E così si recò allo Studium Urbis come per dare l’ultimo addio ai suoi diletti studenti, con una prolusione che doveva essere l’epilogo del suo intenso apostolato…..

Richiamare alla mente dalle nebbie del passato, e questo soprattutto quale viatico per i più giovani, il nome di illustri Calabresi quali Nicolò D’Alfonso, il già citato Vincenzo Gallo Arcuri, il Generale Emilio Spina, distruttore del brigantaggio, il Magistrato Nicola Coco, il Prof. Francesco Grisi ed altri ancora, significa ravvivarne il ricordo con sentimenti  di alta gratitudine e rispetto per il retaggio di onore e superba dottrina lasciato alla Calabria e all’ Italia intera.

Ricordanza, poi, oltremodo necessaria per tentare di riscattarci dalla modestia di tempre e mediocrità di sapere dell’oggi…

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