“Ora Berlino ci restituisca il quadro rubato dai nazisti..” e la benemerita azione di Rodolfo Siviero

Roma, 03 gennaio 2019 – Su “La Repubblica” del 2 gennaio, alle pagine 16 e 17 leggiamo un interessante ampio servizio sul gran tema delle opere d’arte sottratteci dai Nazisti che sarebbero oltre 600 mila sparse nei musei di tutto il mondo; solo 5.800 sono state le restituzioni dalla promulgazione dei “Principi di Washington” ai proprietari; 1.653 le opere che dovrebbe ancora recuperare l’Italia secondo il famoso rapporto Siviero..”Uno sfregio da riparare dopo 75 anni d’attesa”, scrive Umberto Gentiloni..” Un quadro rubato, trafugato, scomparso per decenni sembra poter dare voce alle ragioni dell’ Europa in queste prime ore del nuovo anno. Uno scherzo del destino, una coincidenza fortuita e irrilevante mentre all’orizzonte si addensano nubi minacciose sul destino del vecchio Continente.
L’appello lanciato dal Direttore degli Uffizi va oltre la tela di Jan van Huysum e la sua possibile restituzione: da una famiglia tedesca alla Sala Putti del Museo fiorentino, dalla parete di un’abitazione privata fin sotto gli occhi di milioni di turisti, dove oggi è sostituita da un’immagine provvisoria che riproduce “Il vaso dei fiori”.. Dopo il furto nazista si perdono le tracce del quadro..” Entriamo così nel gran tema del contendere e, da Alessandro Di Maria, apprendiamo che “il tedesco Eike Schmidt, Direttore autorevole degli Uffizi ha pubblicamente detto: “Ora Berlino ci restituisca il quadro rubato dai nazisti…una ferita ancora aperta; serve una legge europea che faccia giustizia.. Purtroppo il mio Paese non ha mai considerato di riconsegnare le opere visto che vige la prescrizione per questo tipo di reati..”. Continuando nell’interessante servizio, leggiamo quel che scrive Laura Montanari… sia sulla preziosa opera in questione, sia su altre anch’esse trafugate, sia soprattutto sull’opera del grande Rodolfo Siviero, per il quale sarà mia cura trattarne, avendolo ben conosciuto e con il quale ho collaborato.. in anni lontani..

Rodolfo_Siviero

Bene, prosegue sul tema Siviero la giornalista. “Il Monument Man italiano, l’ex agente del Servizio segreto mussoliniano poi passato con i partigiani che per trent’anni nel dopoguerra rintraccia e riporta “a casa”, nei Musei, svariati dipinti. Siviero dà la caccia anche alle opere scomparse dalla grande villa di Montagnana, e per lui il “Vaso di fiori”di Jan von Huysum è quasi un’ossessione. Nel 1962 pensa di aver trovato una pista buona quando recupera a Pasadena, in California, in casa di un militare nazista, due tavole del Pollaiolo….(e seguendo talune piste – nda) giunge a Monaco a casa di altro commilitone nazista, divenuto macellaio, che deteneva opere anch’esse importanti.. ma non il “Vaso..”, che viene finalmente trovato nel 1992, dopo la caduta del Muro di Berlino, proprio come da felice intuizione di Siviero”.. (purtroppo deceduto per malattia nel 1983 nda)
Molto interessante, in queste non frequenti rivisitazioni storiche, che venga posta in giusta luce l’opera più che meritoria di Rodolfo Siviero (Guardistallo, 24 dicembre 1911-Firenze,1983), la più rappresentativa figura di quegli anni, di Colui che è stato un agente segreto, un apprezzato storico dell’arte, un fine intellettuale oltre che abile Diplomatico italiano, noto per la sua importante opera di recupero delle opere d’arte trafugate dall’Italia nel corso del secondo conflitto mondiale. Figlio del veneziano Giovanni, Maresciallo dei Carabinieri Reali e della senese Caterina Bulgarini, si trasferì dalla provincia di Pisa a Firenze dove proseguì gli studi universitari con l’obiettivo di diventare un critico d’arte. Nel 1937, transitato nel Servizio Segreto Militare, partì alla volta di Berlino sotto la copertura di una borsa di studio per raccogliere informazioni sul Regime Nazista. Dopo l’8 settembre 1943, Siviero aderì al fronte antifascista e si occupò prevalentemente di monitorare il Kunstschutz, Corpo che sotto le direttive di Hermann Goring si occupava di trafugare dall’Italia verso la Germania il maggior numero di opere d’arte. Grazie ai meriti acquisiti nella Resistenza, nel 1946 il Presidente del Consiglio dei Ministri, Alcide De Gasperi, lo nominò Ministro Plenipotenziario, affidandogli l’incarico di dirigere una Missione Diplomatica presso il Governo Militare Alleato, con lo scopo di fissare i criteri della restituzione delle opere trafugate. Dopo questa prima fase Siviero, a partire dagli anni cinquanta in poi, con la sua innovata Delegazione per le Restituzioni incardinata nel Ministero degli Affari Esteri, nel cui ambito oltre a Diplomatici e giuristi, figurava anche quale punta di diamante un Nucleo di esperti sottufficiali dei Carabinieri di cui andava fiero, continuò con fine lavoro diplomatico nella ricerca, per conto del Governo, di tutte le opere d’arte che erano state rubate ed esportate dall’Italia.
Questa intensa attività, che gli valse il soprannome di “007 dell’arte”, durò fino alla sua morte, nel 1983. In questo periodo Siviero, persona coraggiosa, schietta e diretta, e per questo in taluni ambiti mal sopportato, spesso denunciò la poca attenzione che le istituzioni governative dedicavano al problema del recupero e della conservazione del Patrimonio Artistico. Negli anni settanta divenne Presidente della “Accademia delle Arti del Disegno”, fondata dal Granduca Cosimo I de’ Medici, con la sovrintendenza di Giorgio Vasari. Dopo la morte, numerose le manifestazioni culturali in suo onore tra le quali l’istituzione del Museo, in Firenze, denominata “Casa Siviero”, con le donazioni del Diplomatico.
Insomma, un grande Italiano da non dimenticare!

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