Sullo schermo “Il Piccolo Principe”, l’opera della letteratura francese più letta
Raffaele Vacca
Roma, 6 gennaio – Dai primi di gennaio in sala “Il Piccolo Principe”, l’opera della letteratura francese più letta al mondo (con oltre duecento traduzioni) che Mark Randolph Osborne, il grande regista, sceneggiatore e animatore statunitense ha creato in maniera magistrale. Si tratta di una bambina che vive un’esistenza difficile seguita da una “madre tigre” ansiosa ed esigente che intreccia un’ amicizia con un anziano aviatore che le narra del “Piccolo Principe”, solitario abitante di un asteroide lontano che decide di fuggire dalla sua dimensione fantastica…L’incontro con il vecchio pilota permette alla piccola di apprendere qualcosa di diverso dalle lezioni aride di matematica che sua madre le impartisce per l’accesso alla prestigiosa Accademia Werth e quel qualcosa è proprio Il piccolo Principe che le fa scoprire un universo nuovo, colorato, denso di emozioni in cui domina l’amicizia….
Il film di Mark Osborne conduce i piccoli spettatori alla scoperta di un’opera letteraria universale e bellissima, indicando cosa sia l'”essenziale” della vita con i valori veri per i quali bisogna lottare senza nascondere il fatto che la stessa possa essere sconvolta da fatti dolorosi e tristi come la morte di una persona cara.
Ricordiamo che nel 2014 si è celebrato l’anniversario per i 70 anni dalla scomparsa di Antoine de Saint-Exupery, Capitano dell’ Aviazione Militare francese, ma soprattutto autore del libro che ha affascinato intere generazioni.
Tra le opere minori del grande scrittore figura anche la “Lettera al Generale X”, che apparve su “Le Figaro” a guerra finita (articolo su questo giornale:”Lettera al generale” dell’ eroico Capitano Antoine De Saint- Exupery, del 24 Luglio 2014). Saint Exupery, il 31 luglio 1944, partì per l’ ultima missione, con l’obiettivo di sorvolare la regione di Grenoble-Annecy. Non tornerà più. Venne dato per disperso; aveva solo 44 anni. Un aviatore audace e combattente, amante della letteratura che per lui era la vita stessa. Infatti, affermava che “bisogna vivere per poter scrivere”, e quindi le sue opere sono autobiografiche, trasformate in racconti di eventi accaduti.
Riassumo alcune parti della “Lettera al Generale”,di indubbio interesse, che fanno ben meditare sulla tragedia della guerra e sui risvolti nefasti nell’anima e nella coscienza anche delle persone più forti. “”… Oggi sono profondamente triste e in profondità… Sono triste per la mia generazione, che è vuota di qualunque sostanza umana; che non avendo conosciuto altra forma spirituale di vita oltre il bar, la matematica e le Bugatti, si trova ora impegnata in una azione strettamente gregaria, senza più colore alcuno… Ah generale, c’ è un solo problema, uno solo per il mondo: ridare agli uomini un significato spirituale, inquietudini spirituali. …Non si può vivere di frigoriferi, di politica, di bilanci e di parole incrociate, mi creda. Non più. Non si può vivere senza poesia, senza colore né amore. …Nulla resta, se non la voce della propaganda… Due miliardi di uomini sentono il robot, capiscono solo il robot, diventano robot….”” Queste le ultime parole di un grande “Eroe romantico”, un uomo di altissima spiritualità, forse quasi irreale, oggi inconcepibile. Fu certamente un idealista, un pilota audace, un uomo dalle forti passioni che riuscì a fare di tutta la sua vita un romanzo; un grande romanzo!
Chiudiamo, ricordando la triste notizia della morte per suicidio di Robin Williams, 63 anni, l’11 agosto 2014, uno degli attori più amati dal pubblico degli ultimi trent’anni. Era dedicato alla figlia Zelda l’ultimo suo tweet; le faceva gli auguri in occasione del suo 25esimo compleanno e le ricordava che, nonostante il “quarto di secolo”, la considerava ancora la sua bambina. Alla notizia della morte, Zelda ha a sua volta postato un tweet che riporta un passo de “Il piccolo Principe”. “Tu, solo tu, avrai delle stelle che nessuno ha… Io abiterò in una di esse. Io riderò in una di esse. Allora per te sarà come se tutte le stelle ridessero. Quando guarderai il cielo di notte, tu, solo tu, avrai delle stelle che sanno ridere”. Poi, Zelda conclude: “Ti voglio bene. Mi manchi. Proverò a continuare a guardare in alto”.
Sì, è proprio vero, l’opera di Saint-Exupery continua ad arricchirci, trasportandoci in una dimensione lontana e fantastica di luci e colori, con emozioni forti e inimmaginabili!!