Teatro Piccolo Eliseo – A 125 anni dalla morte di Carlo Collodi conversazioni su Pinocchio
Come si chiama tuo padre? Geppetto
Roma, 10 novembre – Il suo papà letterario, Carlo Collodi, si è convertito in spirito 125 anni fa, ma il pezzetto di legno di pino, Pinocchio, che aveva trovato in sé la forza di essere uomo, vive ancora brillantemente la sua fiaba eterna. Perché‘Il legno, in cui è tagliato Pinocchio, è l’umanità’ ha scritto Benedetto Croce. Alberto Savinio definisce le avventure dell’immortale burattino “la Bibbia del cuore”.
Oggi, 10 novembre alle ore diciotto, è possibile ascoltare l’incontro-conversazione che Paolo Poli, caustico e ironico attore toscano e Idalberto Fei, scrittore e regista, con l’intervento dello scrittore Antonio Debenedetti, condurranno ad ingresso libero, per Eliseo Cultura al Teatro Piccolo Eliseo.
– Come si chiama tuo padre? -Geppetto! – E che mestiere fa? – Il povero – E guadagna molto?-
Scritte nel 1881, pubblicate a puntate e poi riunite in un unico volume, “Le avventure di Pinocchio” hanno conquistato il primato di opera letteraria italiana più tradotta nel mondo, arrivando a 240 versioni. Vi sono persino edizioni in versi e in dialetto, in siciliano come quella di padre Aurelio Di Gangi, edita dall’I.L.A. Palma di Palermo. Dalla riscrittura di Tolstoj a quella di Salgari, dallo sceneggiato televisivo di Comencini al film di Benigni e alla versione animata di Disney. Da oltre un secolo saggi e studi di carattere esoterico e simbolico hanno confermato un interesse nei confronti di Pinocchio che non accenna a diminuire.
A lui, la città natale di Lorenzini, Collodi, ha dedicato un parco tematico perfettamente inserito nel territorio con statue di bronzo, fra cui la pluripremiata scultura che riproduce Pinocchio e la Fata del 1953 di Emilio Greco, vincitrice del concorso ”Monumento a Pinocchio”, che raccontano gli episodi salienti delle vicende del bambino di legno.
Pinocchio è un romanzo di formazione, è la sana libertà di chi non si è ancora incasellato nei rigori di una corretta educazione borghese, è l’egoismo infantile, la tenerezza del debole che vince le avversità appena apprende ad essere buono, è l’espressione del gap generazionale che non solo differenzia e distingue ma tende un ponte fra padre e figlio.
A confrontarsi con il fiorentino Carlo Lorenzini in arte Collodi, con il suo Geppetto e la sua Fata, uno showman d’eccezione Paolo Poli, che con Pinocchio, con la sua straordinaria voglia di esistere si è misurato più volte.
Al Piccolo Eliseo, dunque, martedì 10 novembre ne converserà insieme allo scrittore e regista Idalberto Fei, autore tra l’altro di una conversazione con il grande attore fiorentino pubblicata nel volumetto Pinocchio (Elliot Edizioni, Collana Maestri, 2015), che raccoglie anche un articolo di Indro Montanelli, un saggio di Pietro Pancrazi, un testo di Giovanni Papini, tutte firme provenienti – come Collodi – dalla Toscana, che si confrontano con il “pezzo di legno, buono solo a riscaldare una pentola di fagioli”, cercandone le fonti letterarie.