Recensione di un libro di “Intelligence” molto interessante

“Servizi segreti – intelligence e geopolitica”.

Tutti i più importanti aspetti dell’ Intelligence, ma anche altri di sicuro interesse, sono ben illustrati in un recente ponderoso libro, fondamentale sul complesso argomento, dal titolo “SERVIZI SEGRETI – INTELLIGENCE E GEOPOLITICA“, curato da Guido Ravasi, per Edizioni Nagard, sotto l’egida della prestigiosa “Fondazione Europea Dragan”.Per la circostanza, sono stati mobilitati i maggiori specialisti di settore che hanno fissato il proprio pensiero su pagine fondamentali; essi sono: Carlo Jean, Carlo Mosca, Giuseppe De Lutiis, Massimo Bontempi, Vittorfranco Pisano, Paolo Savona, Marco Valentini, Alessandro Gambacurta, Nicola Pedde, Antonio Pedde, AntonioTeti, Umberto Gori, Fabio Mini, Stefano Silvestri, Mario Caligiuri e Giorgio Bosco. Scrive Franceso Sidoti, nella prefazione al libro, che la tradizione italiana dell’Intelligence è gloria nazionale; le nostre radici infatti affondano nel passato più illustre ad iniziare dalla Firenze dei Medici. Certo, non sono mancate vicende buie e tristi, ma giudicare soltanto sulla base degli errori sarebbe ingiusto. Guido Ravasi, da parte sua, nell’introduzione, afferma che due sono gli aspetti importanti del tema in parola: il primo si riassume nel fatto che esso costituisce l’arena privilegiata dove si consumerà la lotta per il potere, di qualsivoglia natura, anche culturale; il secondo è costituito dalla necessità della creazione di una cultura dell’intelligence tra la cittadinanza, quindi oltre i confini degli specialisti dei vari tipi. Inizia Carlo Jean, che nel capitolo “Intelligence e geopolitica” pone in luce che i conflitti non scoppiano più fra gli Stati forti, ma fra quelli deboli e, soprattutto, al loro interno. Le armi nucleari impediscono nuove grandi guerre. Negli attuali interventi, definiti retoricamente umanitari,  l’uso della forza militare è molto limitata, quindi non può generare “ordini geopolitici” definitivi, come avvenne nei secoli scorsi. Carlo Mosca, in “Servizi di intelligence e segreto di Stato”, fa una disamina accurata sul percorso legislativo e normativo verificatosi in Italia nel campo della sicurezza, approfondendo anche quanto accaduto con la riforma della Polizia con la Legge 121/1981. A seguire, Giuseppe De Lutiis che, nel suo “I servizi segreti in Italia. dal dopoguerra alla caduta del muro di Berlino”, fa invece un’ampia e articolata analisi sulla storia dei Servizi con interessantissimi riferimenti documentali. Riguardo all’oggi, lo studioso cita la polemica sorta sulla effettiva applicazione del comma che prevede la desecretazione di tutti i documenti dopo 15 anni (prorogabili dal Presidente del Consiglio con decisione motivata),  da taluni ambiti militari e politici ritenuto intervallo troppo breve ed orientati, invece, ad un periodo di 30 anni. Vittorfanco Pisano, nel capitolo “I servizi segreti e la prevenzione del terrorismo”, autorevolmente sostiene  che l’azione di contrasto è inattuabile in assenza di una solida base analitica delle minacce e delle sue manifestazioni. La sfida cui devono fare fronte gli addetti di settore – che comprendono sia i Servizi di Intelligence, sia altri organi pubblici e privati – è ragguardevole quando si tratta del fenomeno terroristico. In altro capitolo, sulla “Formazione professionale”, l’autore  afferma giustamente che tutti gli appartenenti ai Corpi di Polizia, ai Servizi e alle Forze Armate devono essere muniti di una preparazione di base attinente al terrorismo e alle contromisure; mentre in quello dedicato alle “Operazioni psicologiche di contrasto”, asserisce che le aggregazioni terroristiche sono vulnerabili, e quindi possono essere oggetto di mirate operazioni psicologiche precedute da attività informative e valutazioni analitiche. Marco Valentini, in “Intelligence, diritto e sicurezza”, affronta il delicato tema dei rapporti tra i due ambiti, traendo spunto da quel che accade in Gran Bretagna, la culla dell’idea di privacy, come risulta dalla importante giurisprudenza di common law, in cui molti atteggiamenti che sono assurti come invasivi della sfera privata delle persone, che nel nostro tipo di cultura sono considerati insignificanti o secondari, sono invece configurati dai Giudici di oltre Manica come veri e propri crimes. Nonostante ciò, la GB è anche il Paese in cui opera un sistema di videosorveglianza, pubblico e privato, estremamente capillare, e la circostanza non viene considerata negativamente. Tutto ciò è proprio nella forza del rapporto di fiducia verso le istituzioni che affonda le radici in secoli di esperienza storica. Stefano Gambacurta, in “Intelligence e intercettazioni”, fa riferimento alla legislazione USA che disciplina le modalità con le quali può legittimamente esplicarsi la vigilanza elettronica all’ interno degli USA e dove tutte le attività di intercettazione sono ovviamente autorizzate dall’Autorità Giudiziaria. In GB, ancora, il sistema della preventiva autorizzazione è soggetta alle determinazioni del Secretary of State di riferimento, in una dinamica tutta all’interno dell’Esecutivo, con controllo di un’autorità nominata dal Primo Ministro. In Italia, rispetto ai due citati Stati, una normativa sul tema giunge ad approvazione con il Decreto Legge 144/2005, emanato subito dopo uno dei più gravi episodi del terrorismo islamico verificatosi a Londra il 7 Luglio di quell’anno. “Con un miliardo di spie e di spiati – i servizi segreti in Cina”, Fabio Mini illustra magistralmente l’ormai non tanto lontano mondo cinese, con riferimento a quello che oggi rappresentano la sua cultura e mentalità, il tema del potere, i suoi interessi in Africa, la religione e la mafia. Per quanto concerne il tema dell’Intelligence, Mini afferma che le attività contro lo Stato sono punite secondo l’articolo 28 della Costituzione, che prevede che i cittadini devono mantenere il segreto. La legge cinese, inoltre, autorizza tutti i cittadini alla delazione anonima nei confronti di burocrati o funzionari pubblici. Conclude Giorgio Bosco con ” I servizi e le attività  di informazione e controinformazione. il punto di vista di un Presidente della Repubblica: Francesco Cossiga”. Nel suo interessante articolo, Bosco precisa che i pericoli maggiori provengono dal terrorismo interno e da quello internazionale e, per il secondo, tale pericolo è anteriore alla seconda guerra mondiale, quando venne approvata dalla Società delle Nazioni una convenzione contro il terrorismo. Questo processo  ha avuto una pausa negli anni ’50, sebbene la situazione internazionale fosse tutt’altro che tranquilla. Alle Nazioni Unite non si è, invece, riusciti ad approvare un testo comune, dato il dilemma della distinzione tra “terroristi” o “combattenti per la libertà”. Secondo il “Cossiga Pensiero”, ben argomenta l’autore, occorreva tutelare i Servizi e non rendere pubbliche le loro modalità, per non sfociare in un conflitto da risolversi presso la Corte Costituzionale. Al riguardo, con sentenza del 2009, l’alta Corte ha sostenuto che è la sicurezza dello Stato a dover prevalere. Insomma, un libro di sicuro interesse, per addetti ai lavori e non, che si legge piacevolmente come un romanzo dalla prima all’ultima pagina.

 

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