22 mausolei abbracciano la Prenestina antica che diventerà un parco archeologico.
Roma, 3 giugno – I profondi solchi provocati dal passaggio dei carri romani sono le uniche rughe della Prenestina antica emersa all’altezza di via di Tor Tre Teste. La sede stradale basolata, in ottimo stato di conservazione, è lunga 50 metri, larga 4, fiancheggiata -su ciascun lato- da marciapiedi ampi 2 metri. Intensi traffici dovevano svolgersi su questa via di comunicazione tra la fine del II secolo avanti Cristo e la fine del II dopo Cristo, fase alla quale fanno riferimento le strutture rinvenute.
L’antico tracciato stradale corre vicino e parallelo alla moderna via Prenestina, a circa 2,5 metri di profondità dal moderno piano di calpestio. E’venuto alla luce nel corso di indagini archeologiche, svolte dalla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma, propedeutiche alla realizzazione di alcuni edifici a carattere commerciale della Road House Grill Italia srl, gruppo Cremonini spa, proprietaria dell’area.
“Su entrambe i lati, paralleli alla strada basolata, si presentano 22 mausolei monumentali, 11 su ciascun lato” – ha rivelato Stefano Musco, archeologo responsabile dello scavo condotto con Michele Vitale e Andrea Fanfoni. “I mausolei, fatta eccezione per uno di forma circolare, presentano una pianta quadrangolare ed il loro scavo ha evidenziato tracce di parziali profanazioni avvenute già in antico”. Non sono state ritrovate pavimentazioni mentre l’architettura degli elevati è caratterizzata sia da mura in opera reticolata, sia – nel caso del mausoleo circolare – da grandi blocchi di tufo verdino e di peperino. Fanno parte della grande necropoli anche 105 tombe a fossa (rappresentative del rito dell’inumazione) e diverse olle con resti di incinerazioni. Alcune di queste presentano anche il puntale d’anfora utilizzato come segnacolo.
All’interno di uno di questi mausolei si è rinvenuto anche il bustum, ovvero la fossa appositamente destinata alla combustione del cadavere. In altri due mausolei si sono rinvenuti circa 800 frammenti di osso e avorio riferibili a due letti funerari di differenti dimensioni, ritualmente bruciati e deposti unitamente alle ceneri dei defunti. Tra i frammenti, ancora in corso di restauro e studio, alcuni (almeno cinque) presentano decorazioni con volti umani in alcuni casi ornati da ghirlande composte da foglie di vite e grappoli d’uva.
Sempre in connessione ai mausolei sono state rinvenute 4 epigrafi.
Le scoperte di eccezionale valore coprono un’area di 5.000 metri quadrati e hanno destato grande interesse nell’opinione pubblica locale, come testimoniato da un continuo pellegrinaggio di curiosi, che tutt’ora continuano ad esprimere il desiderio che tale area venga monumentalizzata.
A tal riguardo la Road House Grill Italia srl, proprietaria dell’area, si è dichiarata disponibile a sostenere economicamente il progetto di conservazione e valorizzazione del complesso dei reperti venuti alla luce.
“Il rapporto tra archeologia e imprenditoria – secondo Mariarosaria Barbera, Soprintendente archeologo di Roma – può concretamente contribuire a riqualificare le periferie della Capitale. I cittadini dei non-luoghi nati dal sodalizio fra speculazione e abusivismo cercano un’identità che può emergere solo dal recupero del passato, della storia di ogni territorio. Una speranza per tutte le periferie, visto che la Roma Imperiale era assai più estesa di quella attuale. A patto che altri vogliano imitare il gruppo Cremonini, del quale voglio sottolineare la capacità di trasformare l’archeologia in opportunità di crescita. Una lezione per coloro che si ostinano a vedere nelle Soprintendenze un ostacolo per lo sviluppo”.