Tesori invisibili: questa è la ben motivata attribuzione della mostra realizzata dal Centro Europeo per il Turismo presso il Museo Nazionale di Castel SantAngelo, a Roma, con lintento di rendere visibili a tutti quei capolavori che, altrimenti, rimarrebbero inaccessibili al visitatore comune.
Si tratta di unoperazione encomiabile perché nellindubbia valorizzazione turistica è implicita la spinta vitale di una promozione culturale tesa ad agevolare linteresse del largo pubblico per quei luoghi della memoria in cui si intrecciano Arte e Storia.
E cè da dire che, considerata la situazione italiana in fatto di politica e di cultura, iniziative di questo genere rappresentano unindilazionabile necessità.
Fra laltro, la visita museale – specie nellambito della sezione dedicata allArcheologia – offre lo spunto ad una riflessione suggerita dallimpegno delle Forze dellOrdine nel recupero dei reperti trafugati.
Un impegno che non si limita alla ricerca ma si sostanzia della consapevolezza che i capolavori ritrovati costituiscono la memoria storica di un passato di cui il tesoro degli italiani è il geloso custode.
A sostegno di questa riflessione, la fortunata mostra ha rappresentato loccasione per la presenza congiunta dei rappresentanti delle Fiamme Gialle, della Benemerita e della Polizia di Stato.
Una presenza da cui emerge una certezza: che allItalia dei valori proclamati, ovvero allItalia delle divisioni, delle partigianerie, delle aggressioni verbali, si contrappone unItalia dei valori testimoniati attraverso la dedizione professionale disinteressata, unItalia unita nella progettazione e realizzazione del bene comune.
In altri termini lItalia ha in sé gli anticorpi per combattere quellinquinamento e quel degrado che ha determinato la crisi che tutti lamentano.
Di recente, un articolo a firma Pierre de Nolac, apparso su Italia Oggi, dal titolo Guerra ad arte tra Finanza e Carabinieri, ha reso necessaria unaccurata documentazione su quelle che sono le competenze della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e della Polizia di Stato, in materia di tutela dei beni culturali, finalizzata a giudicare con cognizione di causa e, quindi, senza prevenzioni
I due Reparti esplicano le proprie funzioni a difesa dei beni culturali, in sinergia, da sempre, gestendo con correttezza le, talvolta inevitabili, convergenze nelle indagini, senza antagonismo, consapevoli che il fine ultimo è il recupero delle opere alla fruizione collettiva.
Non si capisce, pertanto, perché i media li vogliano contrapposti, costantemente in lotta nel riconoscimento di primogeniture e primati in una tenzone che spesso sottrae la ribalta al bene recuperato in favore di un protagonismo esasperato, legato al solo colore delluniforme.
E vero che il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale è diretta derivazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che gestisce la Banca Dati delle opere darte rubate e da ricercare e che si tratta di uneccellenza tutta italiana, capace di esportare il proprio know how investigativo attraverso seminari e convegni internazionali, ma è altrettanto vero che la Guardia di Finanza, con il suo Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico (unUnità di 50 validissimi elementi superselezionati), articolazione del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, in virtù dei poteri che ne derivano in campo tributario ed atteso che lillecito traffico dei beni storico-artistici sottende anche reati di evasione fiscale, esplica la propria attività in materia, che è né più e né meno la medesima posta in essere dalla Benemerita nello specifico compendio operativo, anche con riferimento alle implicazioni del fenomeno illecito in campo internazionale.
Esiste poi la Polizia di Stato, che non ha una specifica articolazione ad hoc in difesa dei beni culturali, ma che nellambito dei servizi dIstituto recupera, annualmente, dallindotto clandestino, uninsospettabile quantità di opere darte.
Ciò posto, risulta chiaro ed evidente quanto sia preziosa e insostituibile lopera silente delle tre forze dellOrdine impegnate in una battaglia che porterebbe più agevolmente al recupero della dignità nazionale se esse lungi dallessere contrapposte dai media- fossero investite su ununica entità posta sotto legida del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (di concerto con le proprie derivazioni periferiche), formata da specialisti già impegnati nel settore, evitando inutili duplicazioni di comandi, dispendio di energie e risorse personali e professionali, disorientamento nella comunità e certamente risparmiando sulla gestione del patrimonio immobiliare delle caserme e degli edifici che le ospita. Il medesimo assetto di accorpamento è, peraltro, già in atto in molti Paesi della UE.
Di fatto, è indubbio che un organismo interforce avrebbe maggiori chance di un effettivo e duraturo risanamento oltre a costituire un salutare, concreto esempio di collaborazione secondo un progetto di vita comune.